Maltrattamenti nella ginnastica, il tribunale federale blocca l’attività della Nemesi

Oggi l’interrogatorio per l’allenatrice di ginnastica accusata. Intanto la giustizia sportiva sospende l'accademia di Calcinato
Gli striscioni esposti ieri a sostegno di Stefania Fogliata, che non potrà allenare per un anno - Foto © www.giornaledibrescia.it
Gli striscioni esposti ieri a sostegno di Stefania Fogliata, che non potrà allenare per un anno - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Da una parte le accuse di maltrattamenti fisici e psicologici e il divieto di allenare imposto dal giudice. Dall’altra la difesa dei genitori di alcune giovanissime atlete che si schierano al suo fianco. In mezzo c’è lei, Stefania Fogliata, allenatrice di ginnastica ritmica di 31 anni, che oggi sarà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia dopo che martedì mattina gli agenti della Squadra Mobile della Questura le hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare interdittiva che le impedisce per dodici mesi di svolgere in tutta Italia l’attività di istruttrice.

Sempre oggi è prevista l’audizione della stessa Fogliata da parte del tribunale federale, che ha nel frattempo disposto «la sospensione cautelare immediata della tecnica e della Asd Accademia Nemesi fino al termine delle indagini preliminari» come si legge nel provvedimento del tribunale federale che ha accolto la richiesta del procuratore federale Michele Rossetti. La giustizia sportiva blocca quindi l’intera attività di tutte le atlete.

Ieri intanto l’allenatrice ha cambiato legale, affidandosi ad un avvocato romano. Da capire se davanti al gip deciderà di parlare o se invece si avvarrà della facoltà di non rispondere. Nel frattempo a parlare sono alcuni striscioni di sostegno a Stefania Fogliata esposti all’esterno della palestra di Calcinato sede della sua Accademia. E una lettera scritta da alcune famiglie.

«Desideriamo esprimere la nostra esperienza che contrasta totalmente con i numerosi resoconti pubblicati recentemente» viene spiegato. «Si è descritto l’ambiente dell’Accademia in termini estremamente negativi. Le giovani ginnaste risulterebbero continuamente maltrattate, percosse, terrorizzate, sottoposte a controlli alimentari restrittivi. Tutt’al contrario - si legge nella lettera - possiamo testimoniare che le nostre figlie, nella palestra di Calcinato, hanno trovato una realtà sportiva decisamente positiva e altamente socializzante. Sono entusiaste di frequentare gli allenamenti e sono affezionate a tutte le allenatrici. Siamo fermamente convinti che esse non abbiano subito né improperi, né insulti, né restrizioni alimentari. In definitiva possiamo escludere che abbiano subito traumi, sia fisici che psichici, derivanti dall’attività sportiva. Ci rendiamo sicuramente disponibili a rendere ufficiale testimonianza ove questa fosse ritenuta utile». È il racconto di una realtà diametralmente opposto rispetto a quanto emerso dall’inchiesta del pubblico ministero Alessio Bernardi.

«L’attività di indagine ha disvelato il modus operandi oppressivo e abusante con il quale l’indagata ha esercitato la sua attività, incurante dello stress psicologico provocato in ragazzine infraquattordicenni, che - scrive il gip - nonostante il disagio manifestato con il pianto, sono state costantemente insultate, alcune malmenate, tutte punite, solo per non essere state in grado di soddisfare la pretesa dell’allenatrice all’esecuzione perfetta dell’esercizio ginnico o per non avere fattezze fisiche corrispondenti alla sua idea del "fisico da atleta"».

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