Maltrattamenti in palestra, sentite in Procura altre ginnaste

Dopo i chiarimenti forniti dai vertici federali hanno spiegato in cosa consiste la loro preparazione
Atlete di ginnastica ritmica - © www.giornaledibrescia.it
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Tre ore per spiegare rapporti, gerarchie, dipendenze, filosofia del mondo che rappresentano e che, almeno da un paio di settimane, è finito nell’occhio di un uragano che continua a picchiare duro e che nessuno si sente di declassare. Tre ore proficue - così almeno riferiscono fonti investigative - quelle che hanno passato in Procura nel primissimo pomeriggio di giovedì i vertici della Federazione Ginnastica d’Italia a colloquio con il sostituto procuratore Alessio Bernardi che dallo scorso mese di agosto sta indagando sui presunti maltrattamenti psicologici denunciati dalla mamma di due giovanissime atlete che frequentavano una palestra di Calcinato, centro dai quali la Fgi attinge promesse e certezze della ginnastica artistica.

Distinti

 A quanto si è appreso il presidente Gherardo Tecchi, il segretario generale Roberto Pentrella e la commissaria tecnica Emanuela Maccarani, convocati in qualità di persone informate sui fatti, hanno risposto a tutte le domande che sono state loro poste, dimostrando spirito collaborazione con l’inchiesta. La sensazione è che dopo il loro interrogatorio sia chiaro che quanto accaduto nella palestra di Calcinato, se accaduto, non sia frutto di una politica federale, non sia conseguenza di dirette «linee guida» impartite dai vertici della ginnastica tricolore alle società e ai tecnici che alimentano e governano il movimento a tutte le latitudini del Paese. In particolare ad Emanuela Maccarani il pubblico ministero ha chiesto di chiarire il senso del vocale mandato via WhatsApp ad alcuni collaboratori, tecnici e dirigenti federali.

La ct - si è appreso - ha fatto ascoltare l’originale agli inquirenti. Dall’altoparlante del suo telefonino sarebbe risultato l’invito ai suoi a non parlare con la stampa, non quello di non collaborare con gli organi della giustizia ordinaria e sportiva che stanno cercando di far luce sulle denunce penali e sulle dichiarazioni di alcune ex atlete della nazionale che hanno allungato più di un’ombra sul passato, ma anche sul futuro della ginnastica italiana.

Pesi e ossessioni

Accantonata, almeno per ora, l’eventualità che in Procura sia sentito anche il numero uno dello sport tricolore, il presidente del Coni Giovanni Malagò, l’indagine del sostituto procuratore Alessio Bernardi prosegue e si avvia a passo spedito verso la sua conclusione. Anche ieri il pm ha dedicato parte della sua giornata all’interrogatorio di persone informate sui fatti. Al terzo piano della Procura si sono presentati testimoni meno illustri, ma probabilmente meglio informati sui fatti che si sarebbero verificati - stando alle denunce che nel frattempo sono diventate una dozzina - nella palestra di Calcinato. Sono sfilate alcune atlete: a loro è toccato riferire se il controllo del loro peso fosse un aspetto non trascurabile della preparazione o fosse diventato un’ossessione, per non dire una tortura.

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