Majorino: «In Lombardia bisogna cambiare portando nuova aria in Regione»

Una vera e propria rincorsa per provare a scalzare il centrodestra dalla guida della Regione Lombardia dopo 28 anni. L’eurodeputato Pierfrancesco Majorino guida la coalizione di centrosinistra e M5s e si presenta come lo sfidante principale di Fontana.
Che valutazione fa della sua campagna elettorale?
La campagna elettorale è stata molto intensa, una corsa contro il tempo per responsabilità del presidente uscente, la cui forza politica ha fatto di tutto per evitare che ci fosse un tempo congruo per un buon confronto. Siamo stati in giro per Comuni e città, paesi, valli e arriviamo pieni di energia dopo aver raccolto ovunque grande sostegno. Siamo convinti di giocarcela fino alla fine. Due mesi fa il tema era chi arrivava secondo tra Majorino e Moratti, ora sappiamo che il confronto è tra me e Fontana.
Quali sono le emergenze che ha riscontrato?
Una in particolare di cui ero a conoscenza ma sentirsela ribadire mi ha colpito. Si tratta di un’emergenza del mondo produttivo, in particolare la carenza di manodopera qualificata. Siamo in una situazione paradossale per cui ci sono tanti giovani che vogliono trovare lavoro, ma non riescono a soddisfare le loro aspettative; per contro ci sono tante imprese che non trovano lavoratori. È un grande tema, nemmeno facile da affrontare e risolvere; quindi credo che le istituzioni devono cercare di giocare la loro utilità pubblica anche nel tentare di «matchare» domanda e offerta. Ma c’è anche l’enorme malcontento diffuso sulla questione sociosanitaria. Se si va nelle valli bresciane o nella Bassa, si registra sempre questo tema, ovvero quello di un sistema che è caduto sulle proprie ginocchia.
In questa campagna elettorale si parlato molto di sanità e di Tpl. Ma il mondo produttivo ha presentato delle proprie richieste: dall’innovazione al rapporto con l’Europa o le infrastrutture. Cosa proponete?
Abbiamo bisogno di un super assessorato che si occupi di fondi europei e Pnrr. Voglio un assessore che sia tra Milano e Bruxelles perché ci sono risorse che non stiamo andando a prendere per sostenere lo sviluppo locale e che vanno invece agguantate con decisione. Aggiungo anche che il mondo produttivo si è abituato ad una Lombardia che non toccava palla. Una delle difficoltà con cui mi sono trovato a dovermi confrontare e che è la cosa su cui paradossalmente Fontana conta per essere riconfermato è il crollo totale delle aspettative rispetto all’istituzione regionale. A parte la sanità e il trasporto pubblico locale, mentre sul resto non sai nemmeno se la Regione abbia una competenza diretta. Voglio una cesura rispetto al passato e per questo mi fa grande piacere che Emilio Del Bono sia candidato come capolista nel Pd, perché sarà anche protagonista nella mia futura giunta. Del Bono sarà una figura chiave nelle politiche che riguardano le infrastrutture perché abbiamo davvero bisogno di un salto di qualità. La nostra Regione oggi ha smesso di avere l’ambizione di una crescita all’altezza dei bisogni e degli interessi dei lombardi.
Rispetto alle sue esperienza politica mi aspettavo una posizione più netta sui migranti e l’accoglienza.
In realtà ne ho parlato. Penso che il problema vada totalmente ribaltato. Regione Lombardia deve svolgere una funzione orgogliosa sui temi della promozione della persona, delle politiche di integrazione e del sostegno alla formazione, dell’evitare che ci siano barriere all’accesso al sistema sanitario. Quindi il tema dell’immigrazione deve stare dentro ad una questione più ampia e complessa sui diritti di cittadinanza.
Come va il rapporto con il Movimento 5 Stelle?
Abbiamo un «laboratorio lombardo» di cui siamo orgogliosi e ho fatto tante iniziative con i 5 stelle sul territorio. È una bella alleanza sulle cose da fare e sugli obiettivi concreti. Un laboratorio ma non un campo largo visto che il Terzo polo a differenza del Lazio sostiene un altro candidato presidente. Cosa ci può dire Il motivo è molto semplice, Calenda ha rotto l’accordo con noi a sostegno di Carlo Cottarelli e ha deciso di sostenere Letizia Moratti. Sono sicuro che si sia già pentito della scelta anche perché molti elettori del Terzo polo alla fine seguiranno l’appello che hanno fatto loro il sindaco di Milano Beppe Sala e quello di Bergamo, Giorgio Gori, di un voto al centrosinistra per ottenere un vero cambiamento.
Se non sarà eletto presidente tornerà a fare l’eurodeputato?
Assolutamente no. In quel caso sarei in Consiglio regionale. Ho accettato di candidarmi per dare il mio contributo alla ricostruzione della Regione Lombardia.
Vuole fare un ultimo appello agli elettori?
Con le elezioni di domani e lunedì si può voltare pagina. Dopo 28 anni serve un grande cambiamento in Regione su sanità, trasporti, ambiente, lavoro, casa. La Lombardia è la regione più inquinata d’Europa e chi l’ha governata non ha fatto neanche un piano contro l’inquinamento. La mia candidatura va proprio in questa direzione, ovvero portare aria nuova. Voglio una sanità più giusta perché è inaccettabile dire ai lombardi «Volete farvi curare? Pagate». Voglio una Regione che non si giri dall’altra parte di fronte a ragazze e ragazzi che cercano lavoro ma che aiuti anche le piccole e medie imprese, e che sostenga il mondo agricolo. In sintesi una Regione che non stia chiusa nel palazzo ma che si renda utile per lo sviluppo delle nostre comunità.
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