Regionali, Del Bono (Pd): «Trasporti, ambiente e sanità: la Regione perde competitività»

Nato il 26 novembre 1965 a Brescia, è sposato con Chiara e papà di Cristina. Cresciuto al Villaggio Badia, si è diplomato al liceo Arnaldo e laureato in Giurisprudenza a Milano. È stato deputato dal 1996 al 2008 eletto con le liste dell’Ulivo, della Margherita e dell’Unione. Nel 2013 è diventato sindaco di Brescia, rieletto nel 2018 al primo turno. È vicepresidente Anci.
Poteva essere il candidato presidente del centrosinistra, «se ci fossero state altre condizioni», vale a dire l’accordo con il terzo polo. Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono sarà invece il capolista del Pd a Brescia, a sostegno di Pierfrancesco Majorino.
Del Bono, rimpianti per non aver accettato la candidatura?
No, perché non sono mai maturate fino in fondo le condizioni per costruire quel percorso. Credo però di poter far pesare di più il mio territorio nelle politiche regionali, portando in regione l’esperienza del buon governo di Brescia. Da 28 anni la Lombardia è governata dal centrodestra. Una guida ormai grigia e stanca, senza visione. Il risultato è un territorio che sta perdendo competitività. Soprattutto Brescia e la Lombardia orientale sono state penalizzate e trascurate dal centralismo regionale, schiacciato su Milano e Varese. Bisogna cambiare.
Da dove dovrebbe partire il cambio di rotta?
Ho indicato almeno tre temi: sanità, trasporti e ambiente. Temi sui quali la Regione naviga a vista, senza strategia.
Partiamo dalla sanità?
Non è più l’eccellenza che ci raccontano. Lo sono i grandi ospedali, ma sul territorio mancano servizi e presidi. Negli ultimi vent’anni abbiamo perso 22.236 posti letto, la prevenzione è peggiorata. Eravamo la prima regione per livelli essenziali di assistenza (Lea), ora siamo quinti, superati da Veneto, Emilia, Toscana e Piemonte. I tempi di attesa per le visite specialistiche si sono dilatati a livelli intollerabili: da sei mesi a un anno e due mesi. Chi può si orienta sul privato. Oggi Brescia è tra le province con il minor numero di medici di famiglia in rapporto alla popolazione. Va anche fatta una riflessione sul giusto equilibrio tra sanità pubblica e privata accreditata visto che il privato si concentra sulle prestazioni a maggior redditività. Non basta la riforma Moratti a sistemare le cose: abbiamo contenitori, le Case di comunità, non i servizi.
Trasporto pubblico: lei da tempo ha aperto un contenzioso con la Regione per la mancata contribuzione alla gestione della metro e in prospettiva del tram.
Bisogna dire le cose come stanno: a differenza delle più evolute regioni europee, la Lombardia non crede nel trasporto pubblico. Il servizio ferroviario di Trenord è fallimentare, come sanno tutti i pendolari. Sulla Brescia-Iseo-Edolo non si fa manutenzione, come dimostrano i continui deragliamenti. I Comuni, non solo Brescia, stanno investendo in tram e metropolitane. Ma la Regione non supporta questi investimenti. Senza un buon trasporto pubblico i cittadini usano l’auto privata, il che vuol dire più traffico e più smog. Un circolo vizioso alimentato dalla mancanza di strategia.
Cosa si dovrebbe fare?
Servirebbe un grande piano per la mobilità pubblica. Majorino ha proposto i mezzi pubblici gratis per gli under 25: basterebbero 100 milioni, su un bilancio di 25 miliardi. È questione di scelte. Puntiamo sulla mobilità sostenibile o sulla distribuzione di contributi a pioggia?
Capitolo ambiente: il nostro è un territorio con molte criticità. Qualche idea?
Anche qui, serve una visione, che in Lombardia manca. Cito un tema: dar vita ad un battaglia per la rinaturalizzazione del territorio, sul modello tedesco. Abbiamo grandi aree dismesse. Non tutto può e deve essere riconvertito. Bisogna restituire pezzi di territorio alla natura.
Dopo 28 anni di guida del centrodestra lei parla di un governo regionale «stanco». Eppure il centrosinistra ha spesso faticato a costruire un’alternanza credibile. Crede che Majorino abbia qualche possibilità?
Credo che uno dei problemi sia riuscire a legare i problemi alle responsabilità. Ai cittadini spesso non è ben chiaro cosa faccia la Regione. Si lamentano delle liste d’attesa o dei treni cancellati o in ritardo. Ma non sanno che queste due partite sono di competenza regionale: sanità e trasporti assorbono il 92% del bilancio della Regione. Il centrodestra in Lombardia è forte. Ma non è maggioranza. Purtroppo il fronte che vi si oppone non ha trovato l’unità. In queste elezioni ci siamo avvicinati. Nella mia campagna elettorale ho cercato di far capire ai cittadini che il voto per la Regione non è un voto d’opinione: riguarda servizi concreti, quotidiani, che non funzionano. Usciamo da 5 anni non felici. Il Covid ha messo in luce le difficoltà della Regione, l’assenza di una guida. Oggi la Lombardia è meno coesa, meno equa e meno competitiva di 5 anni fa. Chi vuole cambiare può farlo con il voto.
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