L'operatrice sanitaria del Civile: «Mi hanno preso a schiaffi al triage»

È passata una settimana dall’aggressione ma quando racconta la sua voce è ancora rotta dall’emozione. «Sono davvero sconvolta, quell’uomo non aveva avuto nessun contatto con noi, non stava male. Ma da come l’ho visto arrivare ho capito che era in collera con qualcuno, ha spintonato la mia collega e dato uno schiaffone a me senza nessun motivo. Mi sono spaventata tanto».
A parlare è una Oss, operatore socio sanitario, di 43 anni che martedì 2 agosto era in servizio al pronto soccorso del Civile di Brescia. «Da più di 20 anni lavoro nella sanità, prima nelle case di riposo e negli ultimi anni all’ospedale. In pronto soccorso ci possono essere problemi a contenere gli psichiatrici, lo sappiamo e ci sono procedure specifiche per casi di pazienti particolari ma questo signore, ho scoperto poi, era arrabbiato con il sistema e si è sfogato sulle prime persone indifese che si è trovato davanti». E non c’entrano i tempi di attesa per una visita o le condizioni dell’assistenza o le carenze del servizio sanitario.
Il racconto
La signora, originaria dell'Europa dell’Est ma da molti anni in Italia e ora residente nella Bassa, lavora come operatrice sociosanitaria e ripercorre con lucidità quanto accaduto martedì scorso. «Erano circa le 16.30 e io e la mia collega eravamo in servizio davanti al triage, (il box dove vengono valutati i casi e stabilito l’ordine di priorità) nei pressi della porta della sala d’attesa. C’erano una ventina di persone che stavano aspettando il loro turno e noi stavamo chiamando le persone in base al codice che gli era stato assegnato». Ma in questa faccenda l’attesa non c’entra. «Questo signore non era in coda, non stava accompagnando nessuno. Semplicemente è arrivato come una furia e ci ha aggredito: prima ha spinto con le due mani sul petto la mia collega che mi è caduta addosso e quando io gli ho chiesto cosa stesse facendo mi ha dato uno schiaffo violentissimo sul volto, ho avuto il segno delle cinque dita per molte ore».Per fortuna l’aggressione non è avvenuta nell’indifferenza. «Alcuni pazienti e anche i volontari delle ambulanze che erano in attesa sono subito intervenuti in nostro aiuto e lo hanno bloccato contro la porta a vetri fino a quando non è arrivata una pattuglia dei carabinieri che lo ha calmato e identificato». La mattina successiva «quando sono tornata in ospedale ho presentato denuncia all’ufficio della Polizia di Stato e ho saputo che il signore che mi ha aggredito aveva perso un parente quella mattina. A me dispiace ma non può sfogarsi sulla prima persona che incontra e che indossa la divisa di una struttura sanitaria, sono davvero preoccupata e spaventata».
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