«Lombardia non fece distinzioni tra aree più o meno in crisi»

La denuncia di Report: a Brescia e Bergamo tra febbraio e marzo furono distribuite tanti camici e mascherine come a Varese, Lecco e Monza
Mascherine sanitarie - Foto Ansa/Epa Vincent Jannink © www.giornaledibrescia.it
Mascherine sanitarie - Foto Ansa/Epa Vincent Jannink © www.giornaledibrescia.it
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Mentre una parte della Lombardia piangeva migliaia di morti Covid e i medici, spesso con lo stesso camice e le stessa mascherina per giorni, chiedevano a gran voce aiuti, un'altra parte della stessa regione, in quel momento tutt'altro che in emergenza, otteneva dispositivi di protezione a pioggia.

È quanto emerso dalla puntata di Report, la trasmissione di inchiesta di Raitre, andata in onda l'altra sera che ha riportato le lancette al tempo della prima ondata che aveva travolto in particolare Bergamo e Brescia (non senza toccare poi il caso bresciano di malfunzionamento dell'app Immuni). 

Stando ad uno scambio di mail tra i vertici della Sanità, tra il 27 e il 29 febbraio Aria spa, ente regionale che acquista materiale sanitario, distribuisce mascherine, tute protettive, calzari e camici. L'Azienda socio sanitaria territoriale Spedali Civili riceve 35.714 mascherine, così come l'Asst Papa Giovanni XIII. Ma è la stessa quota destinata a Varese, Busto Arsizio, Como, Lecco e Monza. Territori che in quella fase - a febbraio e marzo - erano solamente toccati dal coronavirus e non certo come Brescia e Bergamo, in condizioni drammatiche.

Il Pirellone in quei giorni distribuisce 240mila tamponi alle Asst lombarde: 5mila a testa vanno all'Asst del Garda, Vallecamonica e Franciacorta, diecimila a Brescia e Bergamo. Diecimila, come le solite aree tra Varese, Monza e Lecco, dove i contagi non erano minimamente paragonabili con quelli registrati nel Bresciano e nella Bergamasca.

Lo stesso discorso vale per i camici rinforzati. Le tabelle regionali dicono che a Brescia e Bergamo ne arrivarono 110, come Legnano, Varese, Busto Arsizio, Lecco e Monza. All'Ast del Garda, che controlla l'ospedale di Desenzano del Garda, solo 50 come a Chiari, che risponde all'Ast della Franciacorta.

Per Regione Lombardia, che ha risposto a Report, «le liste di distribuzione sono state redatte su criteri oggettivi».

Torna però in mente una testimonianza registrata mesi fa dal nostro giornale. «Lavoriamo senza le mascherine adeguate per questa emergenza che fatichiamo ormai a contenere. Avremmo bisogno di mascherine con il filtro che però Regione Lombardia non riesce più a distribuire perché non ne ha più e perché da quanto sappiamo hanno sbagliato a fare gli ordini e ne hanno acquistate meno rispetto alla richiesta» denunciò al GdB il 9 marzo scorso un'infermiera dell'ospedale di Desenzano.

Le telecamere di Report hanno invece raccolto la testimonianza di un medico dell'ospedale di Alzano, che in primavera, in piena emergenza, riceve in ritardo i caschi respiratori Cpap. Il motivo? «L’unità di crisi di Regione - racconta con tanto di mail - aveva dimenticato di inviare l'ordine della Asst Bergamo Est all'azienda che produce i caschi».

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