L’eredità del Covid: al Civile 80mila prestazioni da recuperare

Il 40% del totale delle prenotazioni relative a visite, esami e altre prestazioni ambulatoriali non può essere garantito nei tempi previsti
L'ingresso principale dell'ospedale Civile a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso principale dell'ospedale Civile a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
AA

Non è facile rialzare la testa dopo 18 mesi di pandemia, 9.000 pazienti Covid curati in ospedale, di cui 6.000 solo nella seconda lunghissima ondata da ottobre allo scorso aprile. I numeri, nella loro fredda oggettività, sono testimoni di un’eredità pesantissima in termini di crollo dei ricoveri, visite e interventi. Un dato su tutti, aggiornato al 6 luglio su 194.765 prestazioni prenotate nelle agende dell’Asst (azienda sociosanitaria territoriale) Spedali Civili, il 40% risulta essere «fuori soglia», ovvero con tempi di attesa molto più lunghi, rispetto alla classe di priorità attribuita nella relativa prescrizione. Pesanti le conseguenze di mesi di ridimensionamento dell’attività. Pesante, giorno per giorno, la necessità di mantenere orari e spazi ampliati per garantire il distanziamento sociale, cui si aggiunge la sanificazione degli ambienti.

Massimo Lombardo è direttore generale dell’Asst Spedali Civili da poco più di un anno. Numero uno di un’azienda pubblica, costituita da 4 presidi ospedalieri e da oltre 50 articolazioni territoriali. Con 40mila interventi chirurgici e 5 milioni di prestazioni ambulatoriali l’anno, l’azienda effettuata una mole di attività che è stata bloccata per mesi in un mortificante e drammatico tempo sospeso. «Abbiamo dovuto cambiare modo di lavorare rimanendo noi stessi» afferma il direttore generale. Non facile. «Da ottobre ad aprile abbiamo sostanzialmente gestito due ospedali in uno: da una parte i reparti dedicati ai pazienti Covid positivi, in particolare l’ormai nota Scala 4.0 che ha ancora due piani aperti con 16 pazienti ricoverati ed una terapia intensiva ora vuota ma con otto letti sempre pronti; dall’altra, la continuità ambulatoriale e la necessità di garantire il lavoro di specialità quali le chirurgie (i trapianti di rene non si sono mai fermati, con 34 all’attivo da gennaio, di cui due da donatore vivente e un terzo in programma per i prossimi giorni, ndr), l’ematologia, l’oncologia e l’ortopedia e con un intensificarsi di prestazioni in area cardiologica, medica e chirurgica, con casi sempre più complessi a causa delle cure rinviate dalle persone frenate dal Covid - spiega Lombardo -. Da questa esperienza abbiamo imparato che è fondamentale saper indirizzare il paziente nel luogo più appropriato in base alla gravità e agli spazi. Questo è stato possibile con il bed manager, figura di cui abbiamo deciso di continuare ad avvalerci anche in futuro perché ci permetterà di valorizzare la vocazione di ogni ospedale dell’azienda».

Ancora: «Abbiamo imparato che le nuove regole di distanziamento mal si conciliano con sistema di spazi basati su una grande concertazione di persone. Non è più possibile nei reparti, negli ambulatori, nelle sale d’attesa. Le nostre strutture sono vetuste: ad un cambio sostanziale del nostro modo di lavorare che comprenda un ampio uso delle tecnologie quale modello integrativo (penso alla telemedicina) e non sostitutivo del rapporto con lo specialista, deve accompagnarsi una altrettanto radicale modifica dei nostri spazi».

Il Covid è stato un grande acceleratore: della necessità, quindi capacità, di lavorare in gruppo e della consapevolezza che senza un territorio forte in cui gli specialisti fungano realmente da ponte con i medici di medicina generale non ne deriverà alcun vantaggio ai pazienti e all’organizzazione della sanità nel suo complesso. Conclude il direttore Lombardo: «Covid ha abbattuto le frontiere tra gli Stati, ma anche le nostre frontiere organizzative permettendo a ciascuno di migliorare le cure erogate grazie al lavoro d’équipe e al confronto con gli altri. Ora dobbiamo far fruttare quest’eredità puntando, nell’immediato, sul piano unico di grande innovazione informatica, settore ora totalmente inadeguato alla nostra complessità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato