La Via Crucis con 1.500 fedeli in un grido corale di pace
Il Papa della «Pacem in Terris» e quello che, dopo aver gridato «Mai più la guerra» alle Nazioni Unite, istituì la Giornata mondiale della pace, celebrata il 1° gennaio di ogni anno a partire dal 1968. Quali migliori compagni di viaggio per fare della Via Crucis del mercoledì santo un lungo, accorato appello per la pace. E così, con le parole dei pontefici del Concilio Vaticano II, con le riflessioni alte e sempre attuali di San Giovanni XXIII e di San Paolo VI, la processione di 1.500 fedeli dalla basilica dei Santi Faustino e Giovita alla chiesa di San Pietro in Oliveto, in castello, si fa supplica orante per quel bene così desiderato e così drammaticamente lontano.
Davanti alla chiesa dei patroni, dove è posta la prima stazione, cominciano il cammino (è il vicario generale mons. Gaetano Fontana a portare la Croce) e la meditazione. Papa Roncalli ammonisce che «ogni essere umano ha il diritto al rispetto della sua persona, alla libertà nella ricerca del vero», Papa Montini ricorda che «solo nel clima della pace si attesta il diritto, progredisce la giustizia, respira la libertà. Se questo è il senso della pace, se questo è il valore della pce, la pace è un dovere».
Invocazioni
Eppure «è sempre fragile, sempre insidiata» nelle diseguaglianze, nella negazione della dignità dell’uomo e della donna, nei conflitti, nelle ingiustizie sociali. Salendo verso il castello, ripercorrendo passo dopo passo la passione di Cristo, la Croce passa di mano, portata da una famiglia (con due passeggini a scortarla), da sacerdoti, religiose, catechisti, giovani. E le invocazioni si susseguono perché «la pace - diceva ancora Paolo VI il 1° gennaio del 1977, e purtroppo oggi lo sperimentiamo tragicamente anche nella nostra Europa - non è mai nè completa, nè sicura. Avete osservato come le stesse acquisizioni del progresso possono essere causa di conflitti, e quali conflitti! Non giudicate superfluo, e perciò noioso, il nostro annuale messaggio in favore della pace».
Sotto la luna
Con la candela in mano a illuminare la via, rischiarata da una suggestiva luna piena, i fedeli proseguano la processione, tra inviti al dialogo, alla fratellanza ed alla giustizia. Alla tredicesima stazione il vescovo Pierantonio Tremolada accoglie i partecipanti, raccoglie la Croce e la porta nel piazzale interno di San Pietro in Oliveto. Tocca a lui fare sintesi e innalzare l’ultima invocazione per «chiedere al Signore il dono della pace per l’umanità, come dono della sua offerta compiuta sulla Croce. Il tuo sangue sia per noi la semente di quella nuova fraternità umana che ci consentirà di vivere tempo nuovi, nei quali fiorirà la giustizia, accompagnata dalla pace. Sii tu, Signore, la sorgente della pace per noi che tanto la desideriamo, possa la pace scaturire dalla tua Croce perché risulta così difficile ai nostri occhi, quasi impossibile. «Sia la tua Croce - conclude monsignor Tremolada - la sorgente, il principio di questa comunione all’interno dell’umanità, che è insieme la tua promessa ed il nostro grande desiderio».
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