La variante inglese del Covid a Corzano, il parere dell'esperto

Il professor Arnaldo Caruso, direttore Laboratorio Microbiologia e Virologia Asst Spedali Civili di Brescia
Arnaldo Caruso, direttore Laboratorio Microbiologia e Virologia Asst Spedali Civili di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Arnaldo Caruso, direttore Laboratorio Microbiologia e Virologia Asst Spedali Civili di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Un anno fa è comparso nel nostro vocabolario l’acronimo Sars-Cov-2, il Coronavirus responsabile della malattia Covid-19. In un anno abbiamo drammaticamente sperimentato la pericolosità del virus.

Ora iniziamo a conoscerne anche la sua instabilità, basti pensare che dall’inizio della pandemia allo scorso dicembre sono state già oltre quattromila le sole mutazioni che interessano la proteina spike, quella con cui il virus riesce ad entrare nelle nostre cellule. «Il 2021 si preannuncia come l’anno delle varianti» si legge in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica «Nature».

Quale 2021 si preannuncia per tutti noi? «Per la variante inglese, al momento si conosce la sua maggiore capacità di diffusione, anche se finora i vaccini Moderna e Pfizer sembrano funzionare anche con le nuove varianti - spiega il virologo Arnaldo Caruso, direttore del Laboratorio di Immunologia e Virologia dell’Asst Spedali Civili -. Se il virus, tuttavia, è più contagioso, significa che aumenta per le persone il rischio di essere infettate. Ed è ovvio che i malati, anche quelli gravi, sono parte dei contagiati».

«Per questo la sorveglianza sul territorio è importantissima ed è qui che si gioca la partita. La variante inglese è sensibile sia agli anticorpi naturali sia a quelli generati dal vaccino - continua Caruso -. Tuttavia, ed è quello che stiamo verificando in queste ore con un supplemento di analisi che prevede il sequenziamento di tutto il genoma virale di alcuni campioni di materiale biologico dei tamponi dei positivi di Corzano, anche la variante potrebbe già aver avuto una ulteriore mutazione. Potrebbe essere quella tipica brasiliana, che è sempre sensibile agli anticorpi, ma con una diminuzione di efficacia sia per quelli sviluppati dai vaccini sia per quelli prodotti naturalmente in chi si è ammalato».

Insomma, si è meno protetti. Il numero di mutazioni è legato alla diffusione locale e globale del virus: più circola, più muta. La maggior parte di esse o uccide il virus o non provoca alcuna modifica nella sua struttura. Le ultime individuate - inglese, brasiliana e sudafricana - stanno invece causando cambiamenti sia nell’azione del patogeno sia nella sua contagiosità.

«Un esempio: per infettare una persona servivano cento particelle del virus originale, quello di Wuhan per intenderci; con la variante inglese, bastano 10-15 particelle virali, tanto che i positivi diventano superdiffusori. Dunque, la variante è 40-50 volte più efficiente ad infettare le persone - spiega Caruso -. Come difenderci? Oltre a mantenere le misure di contrasto alla pandemia e a procedere rapidamente con le vaccinazioni, diventa centrale la capacità di monitorare efficacemente la circolazione delle varianti per isolarle in modo tempestivo ed impedirne l’ulteriore diffusione».

La vera sfida da affrontare nella lotta alla pandemia oggi sono le varianti mutate del virus e la loro capacità di eludere le risposte del sistema immunitario o la protezione dei vaccini oggi disponibili.

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