La scure dell’inflazione s’abbatte sulle vacanze: molti restano a casa, crollano i tedeschi

Dalla Germania arriva il 10% in meno di turisti. Per Ferragosto si spera nelle prenotazioni sotto data
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TUTTI A CASA PER L'INFLAZIONE
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La scure dell’inflazione si abbatte sulle presenze turistiche. Anche nella nostra provincia, dove persino a Ferragosto il sold out potrebbe non arrivare ovunque. Gli operatori sperano nelle prenotazioni sotto data, ma devono in ogni caso fare i conti con il drastico calo dei tedeschi. Secondo le prime stime dalla Germania, a causa della congiuntura economica sfavorevole, è arrivato sui nostri laghi circa il 10% di turisti in meno. Ma pure di italiani se ne vedono di meno: colpa dei rincari negli hotel e nei ristoranti, che a loro volta devono far fronte all’aumento generalizzato dei prezzi.

Rallentamento

Così, dopo una bellissima primavera con numeri record, ora si è costretti a registrare un rallentamento. «In realtà a mancare è soprattutto il turismo altospendente - riferisce Giuseppe Caccamo, numero uno di Assohotel -. Complessivamente la gente non manca nei nostri alberghi: qualche sofferenza a luglio si è registrata nei primi giorni della settimana. Ma in questo mese di agosto ci aspettiamo che le cose vadano meglio». Quanto ai tedeschi Caccamo ricorda che pesano non poco le decisioni del loro Governo: «Con la dichiarazione dei redditi loro possono recuperare una percentuale delle loro vacanze. Ebbene questa percentuale viene quasi raddoppiata se si passeranno le vacanze in Germania. Non stupisce quindi che molti abbiano scelto di rimanere nel loro Paese».

Più americani

I tedeschi però, rileva Alessandro Fantini, sono stati in parte sostituiti da francesi, americani e arabi. E, relativamente ai prezzi, il leader di Federalberghi osserva: «In certe zone d’Italia gli aumenti sono stati molto rilevanti, soprattutto nelle città d’arte, a Milano e sul lago di Como. Questo fenomeno però non riguarda il nostro territorio: da noi molte strutture ricettive sono gestite da famiglie, che diversamente dalle grandi catene non lavorano con algoritmi e hanno una sensibilità maggiore per le esigenze dei clienti». Di conseguenza, sostiene, i rincari «sono stati più bassi che altrove», anche se «alcuni adeguamenti sono stati necessari per coprire i costi dell’energia e del carrello della spesa».

In salita

Chi resta a casa, però, lo fa principalmente per motivi economici (48,2%, stando all’ultima indagine proprio di Federalberghi). E se il turismo sui laghi non sta per ora andando a gonfie vele, per la montagna la stagione appare addirittura in salita: «In quota si registra un calo di turisti del 15%», rende noto Graziano Pennacchio, amministratore delegato di Visit Brescia.

In tutto questo chi sorride è la città, dove addirittura i numeri sono in crescita. Merito dell’anno da Capitale, certo, ma anche «della promozione portata avanti già negli anni scorsi: ormai il turismo culturale si è aggiunto stabilmente al turismo business». Un risultato ottimo, per di più in controtendenza stando alla fotografia scattata a livello nazionale dall’Istat. Nel periodo gennaio-maggio 2023, l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato un calo del 5,7% dei pernottamenti rispetto al corrispondente periodo del 2019 ( -6,6% per gli italiani e -4,9% per gli stranieri). Incrociando il dato con le risultanze dell’osservatorio Federalberghi relative al mese di giugno, si può stimare che il primo semestre 2023 abbia fatto segnare un calo di circa il 2,9%.

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