La ricerca di Ats Brescia: «Solo un ludopatico su cento decide di curarsi»

Presentato in Università Cattolica, realizzato da Cerisvico, il lavoro analizza le ricadute della dipendenza da gioco d'azzardo sulla comunità
La ludopatia è una malattia a tutti gli effetti (foto simbolica)
La ludopatia è una malattia a tutti gli effetti (foto simbolica)
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Nel campus di Mompiano dell’Università Cattolica sono stati presentati gli esiti della ricerca «Promuovere salute di comunità e fronteggiare il Gioco d’azzardo Patologico (Gap)», affidata da Ats Brescia al Centro di ricerca sullo sviluppo di comunità e i processi di convivenza (Cerisvico) della stessa Università.

Secondo l’Agenzia di tutela della salute, sul nostro territorio circa 26mila persone soffrono di Disturbo da gioco d’azzardo, ma sono molte meno quelle in cura: 344 nel 2022 e 274 nel primo semestre del 2023. «Alcuni giocatori arrivano addirittura a vendere la casa e a compromettere tutti i rapporti familiari - ha spiegato Franco Milani, direttore sociosanitario Ats Brescia -. Le persone faticano a riconoscere che il problema esiste, quindi noi riusciamo ad agganciare tendenzialmente una persona su cento: la nostra fatica è quella di trovare la strategia migliore per intercettare i malati».

Come è stata strutturata la ricerca

La ricerca della Cattolica è stata attivata nel 2021 e si è focalizzata sul Comune di Brescia e su quello di Trenzano, interrogandosi sulle problematiche legate alla comunità e non su quelle relative al singolo cittadino. Si è sviluppata attraverso 23 interviste e 8 focus group con referenti istituzionali, professionisti, studenti, volontari, cittadini e pazienti che soffrono di Disturbo da gioco d’azzardo e i loro familiari, inoltre altre 575 persone tra i 18 e i 74 anni hanno risposto ad un questionario formulato ad hoc e 60 tra operatori, cittadini e pazienti di diverse età hanno partecipato a 3 world cafè.

I risultati hanno evidenziato l’indebolimento della rete relazionale e una serie di criticità nella gestione del fenomeno. Attraverso i dati raccolti è emerso poi che quasi tutti i giochi sono conosciuti dalla cittadinanza: la maggioranza dei partecipanti ha dichiarato di non aver mai giocato nelle sale online, molti hanno però tentano la fortuna con le lotterie e i gratta e vinci. Il 5% gioca spesso o sempre alle slot machine, circa il 6% scommette online su gare sportive, gli uomini giocano più delle donne e gli under 25 più delle altre fasce d’età.

«L’importanza di questa ricerca è legata al fatto che ha pensato al gioco d’azzardo come qualcosa che può essere intercettato da una comunità territoriale, allenata a leggere i segni del disagio e a farsi solidale rispetto a chi è in una situazione di criticità», ha sottolineato Elena Marta, professoressa ordinaria di Psicologia sociale e di comunità della Cattolica.

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