La pioggia allevia per poco la sete del Po: «Subito il 20% di rilasci in più dai laghi»

L’Autorità distrettuale del fiume prevede un aumento dei rilasci di acqua da Garda, Idro, Iseo, Maggiore e Como
Un tratto del fiume Po a secco - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un tratto del fiume Po a secco - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La poca pioggia ha solo alleviato la grande sete del Po, vittima di una siccità che non si vedeva da anni. Ma per lo meno ha consentito di prendere tempo, dieci giorni per pianificare la cura del grande fiume e respingere la risalita del mare (il cosiddetto «cuneo salino»), arrivato alla quota record di 30,6 km rispetto alla foce.

La cura, decisa ieri dall’Autorità distrettuale del fiume Po, prevede anche «l’aumento dei rilasci dei grandi laghi alpini», Garda, Idro, Iseo, Maggiore e Como, «pari al 20% rispetto al valore odierno». Per il Benaco vorrebbe dire passare dagli attuali 70 metri cubi al secondo, sul lago già considerati lo «sforzo massimo», a 85.

Il quadro

I temporali delle ultime ore hanno fornito un ristoro alla portata del Po, soprattutto per gli equilibri idrologici a breve termine. «Il beneficio c’è stato - ha spiegato ieri il Segretario Generale dell’Autorità Meuccio Berselli - ma abbiamo bisogno di evitare danni irreversibili al delta del Po», causati dalla risalita del mare.

La portata alla foce è passata da 161 a 200 mc al secondo. Meno però dei 300 mc/s a cui si sarebbe dovuti arrivare con la riduzione del 20% dei prelievi per l’agricoltura. Insomma, «il problema è solo rimandato di 10 giorni se non si rispetteranno le misure decise». Misure che in serata sono state messe nero su bianco: per garantire l’acqua potabile alle province di Ferrara, Rovigo e Ravenna i prelievi irrigui dovranno essere tagliati del 20% rispetto ai valori medi dell’ultima settimana; i rilasci dei grandi laghi alpini (Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda) dovranno essere aumentati del 20% rispetto al valore attuale; Piemonte e Valle d’Aosta dovranno valutare un aumento dei rilasci d’acqua dai bacini idroelettrici come già fatto da Lombardia e Trento.

Sarà dunque una battaglia di livelli, cercando di far quadrare una coperta d’acqua sempre più corta. «C’è una guerra che si può innescare fra Regioni dove l’acqua c’è e quelle dove l’acqua dove non ce l’hanno - ha detto ieri il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli -. Ma poi ci sono interessi contrapposti perché noi potremmo pensare di attingere dal lago di Garda ma poi sarebbe un problema per il turismo se si abbassa il livello dell’acqua e si togliesse balneazione possibile».

Il Garda

Patuanelli ha spiegato che si sta lavorando per «individuare i percorsi che portano a una gestione centralizzata di alcune dinamiche». Si vedrà. Intanto ieri il Garda è risalito a 70 centimetri sopra lo zero idrometrico, recuperando 3 cm negli ultimi due giorni. Lo scarico dall’edificio regolatore di Salionze da una settimana è salito a 70 metri cubi al secondo. «È più di quel che potremmo fare - spiega Pierlucio Ceresa, segretario della comunità del Garda - perché 10-15 mc sono uno sforzo che facciamo per aiutare il Po, un contributo di solidarietà. Pensare a uno scarico maggiore, quando siamo fine giugno, con ancora tre mesi d’estate davanti, mi pare difficile».

Sotto il livello di 30 cm sopra lo zero idrometrico iniziano i problemi. Non tanto per navigazione o balneazione («ma attenzione ai tuffi», precisa Ceresa). «Ci sono tanti Comuni che pescano l’acqua dal lago per esigenze idropotabili. Se si scende troppo, la captazione potrebbe avere problemi».

Ora però l’Autorità del Po ha stabilito l’aumento del 20% dei rilasci. Anche di questo si discuterà l’8 luglio, quando a Salò, nella sede della Comunità del Garda, sono attesi Berselli e il direttore di Aipo Luigi Mille. Si vedrà. Intanto si allarga ancora la mappa dei Comuni bresciani con ordinanze che limitano l’uso dell’acqua. All’elenco si aggiungono Barbariga, Botticino e Mazzano.

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