Ius Scholae, a Brescia oltre 20mila ragazzi sono ancora in attesa di diventare italiani

Rappresentano il 12% circa della popolazione scolastica e potrebbero diventare cittadini grazie ai loro studi
Tre studenti di nazionalità diverse in una scuola - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Tre studenti di nazionalità diverse in una scuola - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un disegno di legge che potrebbe rappresentare una svolta per oltre ventimila ragazzi che sono nati in Italia e frequentano le scuole bresciane senza avere la cittadinanza italiana.

È iniziata ieri in aula a Montecitorio la discussione sullo Ius Scholae, proposta di legge presentata dal deputato M5S Giuseppe Brescia e passata sotto le forche caudine della Commissione Affari Costituzionali, dove Lega e Fratelli d’Italia hanno cercato di affossarla con centinaia di emendamenti.

Il testo è passato comunque, ma si prevede che non sarà semplice arrivare alla sua approvazione, soprattutto al Senato: Lega e Fratelli d’Italia sono decisamente contrari, mentre Forza Italia è divisa.

Cosa prevede il disegno legge

Lo Ius Scholae prevede che possano acquisire la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia, o arrivati prima dei dodici anni, che abbiano frequentato regolarmente un ciclo scolastico di 5 anni, che può essere composto solo dalle elementari o da alcuni anni di elementari e altri di medie o superiori. La richiesta potrà essere fatta da un genitore, o dallo stesso minore, entro due anni dal compimento del 18esimo anno di età.

I numeri

Attualmente in Italia sono 877mila (circa uno su 10) i bambini che frequentano le scuole senza essere riconosciuti dall’Italia. Spesso l’unico Paese che conoscono e il solo in cui abbiano vissuto. Capita anche in provincia di Brescia, dove oltre 20mila fra bimbi e ragazzi vivono un’esistenza dissociata. Parlano il dialetto, sono cresciuti giocando a calcio all’oratorio o nei campetti di paese, non hanno mai messo piede nei Paesi d’origine delle loro famiglie e guai a proporgli di tifare Camerun, Marocco o Argentina. Quando gioca la nazionale vestono la maglia azzurra e si dipingono il tricolore in faccia; e non bisogna toccargli il Brescia, anche se al pari dei loro coetanei spesso esultano per i gol del Milan, Inter o Roma. Come tutti i ragazzini amano mangiare hamburger e patatine, cotolette e gelati e considerano il kebab il piatto esotico del sabato sera.

Secondo i dati forniti dalla Questura di Brescia gli under 14 che risiedono nella nostra provincia grazie a un permesso di soggiorno, e senza quindi possedere la cittadinanza, sono 15.740. A loro si aggiungono i circa 5mila della fascia 14-18 anni, portando a oltre 20mila il numero totale dei ragazzi in età scolare che non possiede un passaporto italiano. Questi rappresentano circa il 12% della popolazione scolastica bresciana che, secondo i dati forniti dall’Ufficio scolastico territoriale e relativi all’agosto 2021, conta complessivamente 171.553 studenti. Di questi gli stranieri sono 32.894, ovvero il 19,17% del totale. Un numero, questo, che però comprende anche i ragazzi che provengono da Paesi comunitari o che sono registrati in altre Questure. Di questi 32.894, addirittura il 66% (pari a 21.841 ragazzi) risulta nato in Italia.

Quali scuole frequentano

Secondo i dati dell’Ust la maggior concentrazione di bimbi e ragazzi stranieri è nei primi cicli di studi. Sono 3.075 i piccoli che frequentano gli asili come cittadini stranieri e rappresentano il 18% degli iscritti alle scuole materne; 12.742, invece, i bambini della primaria (il 23% circa del totale) e 7.974 i ragazzi stranieri iscritti alla secondaria di primo grado, che rappresentano il 21% del totale. Scende la percentuale alle superiori: «solo» il 14,5% degli studenti non ha un passaporto italiano.

Il diritto e l'obbligo all'istruzione

Ad oggi il Decreto del presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 sancisce che «i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essi sono soggetti all’obbligo scolastico secondo le disposizioni vigenti in materia. L’iscrizione può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno scolastico. I minori stranieri privi di documentazione anagrafica ovvero in possesso di documentazione irregolare o incompleta sono iscritti con riserva. L’iscrizione con riserva non pregiudica il conseguimento dei titoli conclusivi dei corsi di studio delle scuole di ogni ordine e grado».

Il diritto a frequentare la scuola, però, non va di pari passo con altri piccoli ma fondamentali diritti, che migliaia di ragazzi che quotidianamente condividono i banchi coi coetanei italiani sono ancora negati. «Con lo Ius Scholae - conclude il relatore della legge Giuseppe Brescia - riconosciamo la cittadinanza a tanti ragazzi nati in Italia da genitori stranieri che magari conoscono solo il nostro Paese e studiano, vivono e pensano in italiano. Aspettare i 18 anni, come prevede la legge vigente, significa condizionare le vite e le scelte di questi giovani».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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