Indegni di essere italiani?

È in discussione lo ius scholae, che nel Bresciano interessa ventimila studenti nati fuori dall'Italia
Nel Bresciano ci sono 20mila studenti che non sono nati in Italia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Nel Bresciano ci sono 20mila studenti che non sono nati in Italia - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Diritto o concessione. Si gioca sul filo del rasoio di questi due termini la disputa politica che da mercoledì trasformerà di nuovo Montecitorio nel teatro delle occasioni mancate. Ad attendere il «responso» di un dibattito che si preannuncia ricco di sorprese, e foriero di un’ennesima delusione, solo nel Bresciano ci sono ventimila bimbi e adolescenti, il 12% della popolazione scolastica. Ragazzini che sono nati in Italia, che vanno a scuola con i nostri figli, che spesso parlano la nostra lingua meglio di molti di noi. Ma questo è noto, si sa anche se c’è chi finge di non saperlo.

L’ultima legge sulla cittadinanza italiana è del 1992. Trent’anni, durante i quali è letteralmente cambiato il mondo. I migranti sono ormai alla terza generazione, ma non sono ancora considerati degni di far parte della nostra comunità, con i diritti e i doveri che ciò comporta. Il provvedimento che approderà alla Camera si chiama «ius scholae». Dunque, c’è la parola diritto. Come c’era nel 2015, quando la legge sullo «ius soli» venne approvata a Montecitorio e poi affossata nel 2017 al Senato per mancanza del numero legale. Per questo, non per la crisi energetica, la guerra e i mille altri problemi che ci affliggono. Problemi di tutti, anche di chi, italiano di fatto, si vede negata la dignità di esserlo di diritto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato