Il «Tavolino degli sfratti» scompare da molti Comuni: è polemica

Diritti per Tutti e Collettivo autonomo gardesano attaccano la prefettura. Laganà conferma la decisione: «Scelta condivisa»
Gli attivisti contrari alla riduzione del «Tavolino degli sfratti» - Foto © www.giornaledibrescia.it
Gli attivisti contrari alla riduzione del «Tavolino degli sfratti» - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il cosiddetto «Tavolino degli sfratti» diventa il Tavolo della discordia, dopo che la Prefettura di Brescia ha deciso (all’interno di una più ampia rimodulazione delle linee guida) di limitarne la convocazione in soli 12 Comuni: oltre a Brescia, Castecovati, Chiari, Desenzano, Ghedi, Lonato, Manberbio, Montichiari, Palazzolo sull’Oglio, Pontoglio, Rezzato e Rovato.

Soltanto qui si potrà eventualmente discutere le posizioni di quei cittadini che si trovano sotto sfratto per morosità incolpevole. Non una rivoluzione, ma un cambiamento significativo di uno strumento rimasto invariato per 11 anni, periodo durante il quale quattro prefetti l’avevano confermato intatto.

Per l’associazione Diritti per Tutti e il Collettivo gardesano autonomo si tratta di una «profonda discriminazione territoriale tra soggetti che vivono la stessa condizione, perché i due terzi della popolazione bresciana non potranno più usufruire del servizio. Ci sono sfratti anche altrove e sono proprio i Comuni più piccoli a non avere strumenti per intervenire. Ad esempio ci sono più sfratti a Calvisano che a Castelcovati».

Il prefetto Maria Rosaria Laganà, pur non sfilandosi dalla responsabilità della decisione, precisa: «L’elenco dei Comuni è stato redatto dagli ufficiali giudiziari sulla base delle maggiori esigenze. Ma abbiamo condiviso questa rimodulazione con tutti gli enti coinvolti, che l’hanno approvata». Oltre alla limitazione geografica, gli attivisti puntano il dito anche sulla definizione di «fragilità dei nuclei familiari». Nel documento della Prefettura si legge infatti che «la sola presenza di minori non potrà essere considerata situazione di "fragilità", ma dovrà essere correlata a comprovate ed effettive difficoltà». Un passaggio «inaccettabile», per le associazioni.

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Laganà, però, vuole chiarire il motivo che ha spinto a ricostruire l’ossatura del «Tavolino»: «Prima c’era un gran lavoro spesso inutile, perché nella maggioranza dei casi quelle situazioni erano nel frattempo state risolte. Tutti i nuclei familiari erano infatti diventati fragili a prescindere. Ora invece ci si riunirà per farsi carico dei casi in cui c’è una necessità. È una tutela anche per il proprietario, che spesso finisce per trovarsi sullo stesso piano di difficoltà degli inquilini. Se sono diritti per tutti, devono esserlo realmente».

Non sono d’accordo gli attivisti, che rilevano un dato: nel 2019 le sentenze di sfratto nel Bresciano sono state 957, la stima per il 2021 è di 700. «Con questi numeri in diminuzione il Tavolino non poteva funzionare lo stesso?», si chiedono.

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