Il sindaco Del Bono: «La mostra di Badiucao si farà»

Toni fermi dopo lo scoppio del caso diplomatico tra Brescia e Pechino. Ora la Loggia punta ad avere all'apertura il ministro Franceschini
Un'opera dell'artista dissidente cinese - © www.giornaledibrescia.it
Un'opera dell'artista dissidente cinese - © www.giornaledibrescia.it
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«La mostra di Badiucao si farà». In Loggia usano toni fermi dopo lo scoppio del caso diplomatico tra Brescia e Pechino con l’Ambasciata cinese in Italia che ha chiesto alla Loggia di «cancellare rapidamente» l’esposizione dedicata all’artista-dissidente di Shanghai, da dieci anni esule in Australia.

Il motivo? Per l’ufficio cultura dell’Ambasciata le opere in mostra «sono piene di bugie anti-cinesi, distorcono i fatti, diffondono false informazioni e feriscono gravemente i sentimenti del popolo cinese» oltre che «mettere in pericolo le relazioni amichevoli tra Cina e Italia».

Una lettera arrivata in Comune venerdì - e svelata ieri dal nostro giornale - a cui il sindaco di Brescia ha risposto con cortese fermezza. «La mostra - scrivono Del Bono e la presidente della Fondazione Brescia Musei Francesca Bazoli -, è inserita nel Festival della Pace, godendo del patrocinio della Presidenza del Parlamento Europeo e di Amnesty International, un evento che pone la nostra città al centro del dibattito che dà spazio, voce, riconoscimento e visibilità al tema dei diritti».

Un progetto «dedicato all’arte contemporanea nella sua correlazione con la libertà di espressione» che non intende «in alcun modo mettere in discussione gli importanti obiettivi di dialogo e le relazioni amichevoli tra i nostri Paesi».

Su Twitter, la vicesindaca e assessore alla Cultura Laura Castelletti è stata ancora più netta: «Per noi arte e libertà di espressione sono un binomio imprescindibile. Inaugureremo la mostra di Badiucao il 12 novembre».

E il Governo? All’inaugurazione, ricordano dalla Loggia, sarà presente anche l’Esecutivo, con la viceministra agli Esteri Marina Sereni. Ma il sindaco punta anche strappare un sì per la sua presenza al ministro della Cultura Dario Franceschini, con il quale ha un vecchio legame d’amicizia (Franceschini è stato suo capogruppo alla Camera quando Del Bono era deputato) e che sente spesso. Anche ieri si sono scambiati alcuni messaggi sebbene per ora, dal Ministero, non siano arrivate reazioni ufficiali sulla vicenda. In Loggia aspettano anche l’eventuale controreplica dell’Ambasciata cinese, che però non dovrebbe arrivare prima di lunedì.

Intanto Badiucao, a Brescia fino all’inaugurazione della sua personale, che si terrà a Santa Giulia dal 13 novembre al 13 febbraio, ha cambiato alloggio. Dal Comune, poi, continuano a ribadire la loro linea. La mostra «la Cina (non) è vicina. Badiucao, opere di un dissidente» fa parte «di un percorso dedicato alla comprensione dell’arte contemporanea quale forma di espressione particolarmente forte e simbolica della sofferenza umana e della libertà di pensiero, capace di farsi specchio del tempo presente - scrivono Loggia e Brescia Musei nella loro risposta -. Il resoconto giornalistico e la critica sociale fanno da sempre parte dell’arte, si pensi all’opera-manifesto del Novecento, Guernica di Pablo Picasso: gli artisti utilizzano i materiali forniti dalla cronaca, anche dalla propria, per estrarne messaggi perturbanti e sintetici che possono in questo modo essere anche messi in discussione».

Insomma, la mostra di Badiucao non vuole «mettere in cattiva luce la Cina o il popolo cinese» continua la lettera, ma proporre l’artista di Shanghai «quale interprete della libertà di pensiero che egli esprime attraverso la propria arte». Libertà di pensiero e ospitalità del dissenso.

Due pilastri che Loggia e Brescia Musei ripetono come un mantra: una tradizione antica per la città di Brescia, ripresa con la mostra della dissidente curda Zehra Dogan e ora rilanciata con Badiucao. «Artista "braccato" dal governo cinese» come lui stesso si autodefinisce.

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