La Cina alla Loggia: «Cancellate la mostra di Badiucao»

L’Ambasciata cinese in Italia ha inviato una lettera a Del Bono sull'artista dissidente: «Bugie anticinesi in quelle opere, rapporti a rischio»
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ARTE, E' SCONTRO CINA-LOGGIA
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Il caso è scoppiato venerdì, quando in Loggia è arrivata la lettera dell’Ambasciata cinese in Italia. Una paginetta dallo stile sobrio ma dal contenuto netto e che va dritta al sodo: «Quella mostra non s’ha da fare. Va cancellata».

L’esposizione dell’artista-dissidente Badiucao è in programma a Santa Giulia dal prossimo 13 novembre. Lui è il «Banksy cinese», il dissidente che con i suoi disegni e il suo stile pop sbeffeggia il regime di Pechino, l’artista di Shanghai che a colpi di vignette lotta a difesa dei diritti umani. Ha criticato pesantemente il governo cinese sulla gestione dell’emergenza Covid. Fino al 2019 non aveva mai mostrato il suo volto. Poi ha deciso di farlo in occasione dei 30 anni da piazza Tienanmen.

Insomma, un artista sgradito a Xi Jinping, che già nel 2018 fece pressioni per annullare una sua mostra prevista a Hong Kong. Badiucao vive in esilio in Australia da oltre dieci anni. Le sue opere non sono mai state esposte in Occidente. In questi anni si è affidata al web, a Instagram, ai social. Ora è pronto per sbarcare a Santa Giulia, raccogliendo il testimone di un’altra artista-dissidente, la curda Zehra Dogan, rinchiusa per tre anni nel carcere di Diyarbakir a causa delle sue opere in cui denunciava le violenze subite dal suo popolo. Lo scorso 12 ottobre, nel salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, Badiucao e Dogan sono stati i protagonisti di un incontro pubblico per presentare la mostra dell’artista di Shanghai, classe 1986, dal titolo «La Cina (non) è vicina. Opere di un artista dissidente» (13 novembre-13 febbraio), evento inserito nel palinsesto del Festival della Pace.

Il testo

Ma la cosa non è piaciuta all’ufficio cultura dell’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese che ha scritto una lettera di fuoco al sindaco Emilio Del Bono. «Le opere nella mostra sono piene di bugie anti-cinesi, distorcono i fatti, diffondono false informazioni, fuorviano la comprensione del popolo italiano e feriscono gravemente i sentimenti del popolo cinese mettendo in pericolo le relazioni amichevoli tra Cina e Italia - si legge nella lettera -. L’ufficio culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese esprime forte insoddisfazione per l’organizzazione della mostra menzionata e chiede al Comune di Brescia di agire rapidamente per cancellare le attività sopraccitate».

La lettera ricorda la «partnership strategica» e i rapporti di «rispetto e fiducia reciproci» instaurati negli ultimi 50 anni tra Italia e Cina, «partner commerciali di vantaggio reciproco», «paesi amichevoli che si aiutano a vicenda» e «modelli di civiltà». Come dire: quella mostra rischia di mettere a rischio le relazioni, con ripercussioni (economiche) negative. «La cooperazione tra i due Paesi nei campi della cultura, del turismo, della scienza e dell’istruzione - continua il documento - ha raggiunto risultati significativi, che hanno notevolmente rafforzato gli scambi e l’amicizia tra i due popoli». Ma c’è di più. «Nell’anno 2022 rinnoviamo insieme l’anno della cultura e del turismo Cina-Italia e i due Paesi ospiteranno congiuntamente una serie di attività culturali e turistiche in molti luoghi dei due paesi». Ecco perché l’Ufficio Culturale «auspica che il Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei e i relativi musei cessino le suddette attività», vale a dire cancellino la mostra di Badiucao, e forniscano «energia positive per la promozione delle relazioni Cina-Italia».

Il precedente

Già nel 2018, come detto, una mostra dell’artista a Hong Kong fu cancellata tre giorni prima dell’inaugurazione. Il motivo lo ha ricordato lo stesso Badiucao, in Vanvitelliano: i suoi familiari vennero interrogati dalla Polizia cinese e l’esposizione venne cancellata per «motivi di ordine pubblico». «Sapevo fin dall’inizio che se avessi scelto i diritti umani e il potere come soggetto della mia arte sarei stato nei guai, mettendo in pericolo la mia famiglia. Questo è il prezzo di essere cinese. Ma io ho deciso di non cedere e continuare a difendere la mia libertà di espressione». Ripartendo da Brescia. Che ieri ha inviato la lettera di risposta all’Ambasciata cinese. «La mostra non si cancella» fa sapere il sindaco Emilio Del Bono.

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