Il ritorno del Bigio in piazza Vittoria, la storia infinita entra di nuovo in Loggia

Il centrodestra, in vista del Consiglio comunale di lunedì 24, ha presentato un ordine del giorno per la ricollocazione della statua
Il Bigio nel deposito comunale in cui giace - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il Bigio nel deposito comunale in cui giace - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Bigio sì, Bigio no, Bigio X. Riportare la statua intitolata all’Era fascista in piazza Vittoria oppure no: è questo il dilemma, diventato per Brescia ormai un intramontabile tormentone, che torna ad animare il dibattito politico-amministrativo estivo. A rimettere il dossier sul tavolo del Consiglio comunale è il centrodestra, per voce della Civica di Fabio Rolfi che - in vista del Consiglio comunale di lunedì 24 - ha presentato un ordine del giorno per la ricollocazione della scultura, sulla scia di un percorso «accompagnato» da una Commissione di esperti.

Il marmoreo maschio della discordia è senza dubbio il più chiacchierato di sempre: del suo destino si discute concretamente ormai da quattro legislature, tra altolà e tifoserie (c’è stato chi, su Facebook, ha creato la pagina «Bigio libero», chi ha avviato una petizione e chi ha proposto un referendum). Nel mezzo, il colosso del Dazzi si è sgranchito le gambe nel 2011, durante il restauro, per essere poi rinchiuso nuovamente nel magazzino di via Rose «in attesa di giudizio», dove ancora riposa, sdraiato sulla sua storia. Nel 2017, non senza polemiche, è stato detronizzato: a occupare quello che doveva essere il suo basamento, infatti, è la Stele firmata da Mimmo Paladino.

«Era fascista ora non più»

 È il capogruppo Massimiliano Battagliola a esporre il caso, ricordando al sindaco Laura Castelletti che «in diverse occasioni si è sempre espressa favorevolmente al ritorno del Bigio» in piazza Vittoria, «riconoscendo il fatto che la maggioranza dei cittadini bresciani sia favorevole». E aggiunge: «La Soprintendenza da anni conferma che la statua vada ricollocata nel suo contesto originario e ha già ribadito che l’opera di Paladino andrebbe rimossa. L’arte non è di destra né di sinistra: l’arte è di tutti ed è un patrimonio di cui noi bresciani dovremmo andare fieri ed orgogliosi. La statua del Bigio che, piaccia o no, rappresenta un bene del patrimonio culturale della città, esattamente come lo è l’intera piazza Vittoria». Battagliola scansa l’idea che ci sia una base ideologica nella richiesta del centrodestra: «L’idea di una Commissione trae spunto proprio da quanto suggerito dall’attuale sindaco: onde evitare strumentalizzazioni, si potrebbe accompagnare la statua con un percorso di incontri e mostre. Ben venga anche una targa: Castelletti suggeriva nel 2014 la frase "Era fascista ora non più”, potrebbe essere una buona idea».

Insomma, per il capogruppo «l’arte deve prevalere su una ideologia che da decenni non esiste più, come peraltro sancito dalla Costituzione. Ricordo infine che sono stati spesi soldi pubblici per il restauro dell’opera del Dazzi: solo a Brescia, lastricata di tombini con il simbolo del fascio littorio mai rimossi, e solo per il povero Bigio si pongono questi problemi».

Il nuovo contesto

Che farà la Loggia a guida Laura Castelletti? Lo chiarisce direttamente lei: «Non credo che il tema sia nella hit parade delle priorità dei bresciani: il centrodestra ha sempre voluto il ripristino del Bigio, ma quando è toccato a loro governare non sono riusciti a farlo». Rispetto a quanto dichiarato in passato, la sua visione è però in parte cambiata: «È vero, ho detto di non avere problemi a riportare in piazza Vittoria la statua dopo un percorso urbanistico, storico e culturale con la città, è anche vero che la mia era una posizione di minoranza nel centrosinistra e che quando ho aperto a questa possibilità eravamo in un contesto politico differente. In questo momento in cui l’antifascismo è stato spesso messo in discussione, l’Era fascista in piazza rischia di essere ancora più divisiva».

La ipotesi

Da vicesindaco, un primo passo verso la riconciliazione tra la città e il maschio del Dazzi era stato compiuto: «Con il soprintendente Stolfi - ricorda il sindaco - ci eravamo confrontati e avevamo immaginato anche una mostra temporanea e la musealizzazione del Bigio sdraiato: si era parlato del Viridarium. Poi con Rinaldi questa opzione è tramontata». Ma Castelletti contesta che dalla Soprintendenza sia arrivato un diktat sul tema, se non quello di rimuovere l’opera di Paladino. La nota vergata da Rinaldi parla senza indugi di «una preferenza», ma concede alla Loggia due opzioni: il ripristino della piazza del Piacentini «con l’apparato scultoreo voluto a suo corredo» (e in questo caso il basamento va spostato e rialzato), oppure «la riproposizione della piazza della Resistenza e dello scenario dell’immediato dopoguerra. Anche questa condizione - recita il documento - si deve ormai ritenere storicizzata e dunque criticamente accettabile, pur se in subordine rispetto alla prima».

Addio Paladino

La stele di Paladino in piazza Vittoria - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
La stele di Paladino in piazza Vittoria - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
 L’epilogo (se mai questa storia ne avrà uno) è quindi squisitamente politico: «Ne parlerò e mi confronterò con la Giunta e con la mia maggioranza, ascolterò ovviamente anche l’indicazione del Consiglio comunale se vorrà dare vita a una Commissione» assicura Castelletti, specificando che «ad oggi, il Bigio non è una certo una priorità». Resta quindi un’unica certezza: la Stele di Paladino da piazza Vittoria verrà rimossa, ma «serve un confronto anche con l’artista». La statua potrebbe essere trasferita nella futura piazza che anticipa il teatro Borsoni, in via Milano. Ma anche questo resta uno scenario ancora da approfondire e da confermare.

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