Il processo Shalom resta a Brescia: attese 25 udienze

Il processo a carico di 42 operatori e ex ospiti della comunità Shalom resta a Brescia: respinta la richiesta di trasferimento a Venezia
SHALOM PROCESSO RESTA A BRESCIA
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Nessun trasloco per Shalom: resta a Brescia e non sarà trasferito a Venezia il processo a carico di 42 operatori ed ex ospiti della comunità di recupero per tossicodipendenti di Palazzolo fondata da suor Rosalina Ravasio, anche lei finita sul banco degli imputati con l’accusa di maltrattamenti.

La richiesta di trasferimento era stata formulata proprio dai difensori della suora: per loro il dibattimento non poteva essere celebrato a Brescia in quanto tra le persone offese c’è uno dei figli dell’attuale procuratore capo Tommaso Buonanno. 

Per la difesa Buonanno assumerebbe la qualità di persona offesa in quanto «titolare del bene protetto dalla norma che farebbe riferimento al concetto di famiglia». L’eccezione è stata ritenuta però infondata dalla prima sezione penale del tribunale di Brescia perché, scrive il presidente Roberto Spanò, «la famiglia in relazione alla quale è ipotizzato il reato di maltrattamenti non è certo quella avente ad oggetto il nucleo familiare comprendente il procuratore della Repubblica Tommaso Buonanno, bensì la comunità di recupero».

Il procuratore capo potrebbe però essere chiamato a testimoniare in aula: tre avvocati di altrettanti imputati lo hanno infatti inserito nella lista testi presentata ai giudici che devono ancora decidere se accogliere la richiesta per un processo che terrà banco per 25 udienze.

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