Il Nepal rilancia le accuse contro Tiziano Ronchi: domani parla lui
Per ora ha parlato solo l’accusa. Che ha ribadito le sue tesi. Domani dovrebbe, perché in Nepal il condizionale è d’obbligo, essere finalmente il turno della difesa e quindi dell’imputato, il bresciano Tiziano Ronchi, per fornire ai giudici la sua versione dei fatti.
Si è celebrata ieri la prima udienza del processo a carico del docente dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia che da esattamente un mese è trattenuto in Nepal sulla base di un’accusa di tentato furto di reperti archeologici. «Le comunicazioni sono molto difficili - spiega da Sarezzo la madre del giovane artista -, oggi ha parlato l’accusa e speriamo che venerdì Tiziano possa finalmente chiarire la sua posizione, purtroppo con i tempi del Nepal non si può mai essere sicuri».
Da qualche giorno insieme al 27enne bresciano c’è anche il padre, Fausto, a dare il sostegno e la vicinanza di tutta la famiglia e degli amici. Il giorno del suo arrivo Tiziano Ronchi aveva raccontato di aver tirato «un vero sospiro di sollievo nel riabbracciare una persona della mia famiglia».
La vicenda
Dal 5 marzo infatti Tiziano Ronchi è trattenuto nello stato asiatico: ci era arrivato alla fine di gennaio e avrebbe dovuto ripartire il 6 marzo. Il giorno prima della partenza però è stato bloccato con l’accusa di aver tentato di rubare un reperto archeologico, un frammento in legno, da un tempio sacro. Un’accusa che non avrebbe trovato conferme dato che, all’atto della perquisizione, non gli è stato trovato addosso il presunto oggetto del reato.Per i primi giorni il giovane bresciano è stato trattenuto in una stazione di polizia mentre, in seguito ad una crisi, è stato trasferito in ospedale dove è rimasto fino al 22 marzo quando è stato liberato su cauzione. Il giovane artista è sempre stato seguito dalle autorità diplomatiche italiane e anche nei giorni scorsi con il team legale messo a disposizione dall’ambasciata e dalla famiglia ha lavorato per dimostrare la sua innocenza.
«Abbiamo avuto un incontro con la console onoraria e l’avvocato, con cui stiamo pianificando la modalità migliore per smontare le accuse» ha spiegato Ronchi, che dopo la fine della detenzione ha ribadito ad ogni occasione la sua posizione. L’insegnante si è detto sicuro che «non esistono prove di quanto affermato dalla parte che mi accusa mentre sono in nostro possesso elementi che provano la mia innocenza, io non ho fatto alcuni atto oltraggioso». Il pensiero poi è verso casa e alla vita rimasta in sospeso: «Spero fortemente che tutto si possa risolvere al più presto, sono veramente esausto e desidero tornare il prima possibile alla mia arte, dai miei studenti e dai miei cari».
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