Il caso della sospensione di Denis Matsuev dal Festival Pianistico, dall'inizio

Come si è arrivati alla sospensione dei concerti del pianista russo in programma per Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura
Il pianista russo Denis Matsuev - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il pianista russo Denis Matsuev - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

«Il Festival accoglie l’invito dei sindaci di sospendere i concerti del pianista Denis Matsuev previsti al teatro Grande e al teatro Donizetti».

Poche stringate parole dall’ufficio stampa per mettere, per il momento, in stand by la presenza nelle due città Capitale italiana della Cultura del controverso artista, amico del presidente russo Putin, suo sostenitore nel 2014 all’epoca dell’invasione della Crimea, e mai ufficialmente dissociato dall’aggressione russa all’Ucraina.

Se dalla «sospensione» dei concerti si passerà all’annullamento, come chiesto dall’ambasciatore ucraino in Italia, Yaroslav Melnyk, con una lettera nei giorni scorsi, è presto per dirlo. Per ora - questa l’impressione - il Festival prende tempo in attesa di decidere come muoversi su una vicenda che rischia di diventare caso diplomatico.

Lo scambio di lettere

A chiedere l’annullamento dei concerti di Matsuev inseriti nel cartellone del 60° Festival pianistico internazionale, e programmati il 24 maggio a Brescia e il 27 a Bergamo, era stato l’ambasciatore ucraino con una lettera indirizzata il 3 febbraio ai sindaci delle due città, Emilio Del Bono e Giorgio Gori, al sovrintendente del Teatro Grande Umberto Angelini e al presidente della Fondazione Teatro Donizetti Giorgio Berta.

A rispondere ieri, dopo che la notizia della richiesta era stata pubblicata dal Giornale di Brescia e dall’Eco di Bergamo, sono stati i due sindaci con una lettera indirizzata all’ambasciatore, in cui affermano «di aver chiesto alla Presidenza e alla Direzione artistica del Festival di sospendere i concerti».

«Abbiamo valutato con attenzione quale decisione fosse giusto assumere - scrivono Del Bono e Gori - non certo perché sia in discussione il nostro netto sostegno alla causa del popolo ucraino propria Patria dall’invasione russa, quanto perché riteniamo che la cultura, in quanto portatrice di valori di umanità e bellezza, dovrebbe poter godere di una libertà di espressione non condizionata dai conflitti che investono la sfera della politica». I due sindaci sottolineano che «il caso di Denis Matsuev è però diverso». Spiegano di aver «raccolto informazioni, a partire da quanto Lei stesso ci ha riferito, e riteniamo che il reiterato ed esplicito sostegno che Matsuev ha espresso nei confronti della politica di Putin, dall’invasione della Crimea (Matsuev fu tra i firmatari della lettera di sostegno a Putin dell’11 marzo 2014, data della dichiarazione d’indipendenza della Crimea, ndr) alla modifica della Costituzione in vista dell’instaurazione di un regime autocratico, senza una minima presa di distanza dalla scelta di invadere il territorio ucraino, definiscano un profilo non più solo artistico ma pienamente "politico" del pianista russo». Da qui la richiesta di sospendere i concerti.

Nessuna dichiarazione invece per ora dal Teatro Grande («nel rispetto istituzionale della sua autonomia - ha dichiarato ieri mattina Angelini contattato al telefono - non rilasciamo dichiarazioni prima che il Festival abbia preso le sue decisioni»). Difficile però ipotizzare che si possa discostare dalle scelte espresse ieri.

Denis Matsuev

Dopo gli Stati Uniti, dopo Vienna, Praga e Lucerna, anche Brescia e Bergamo potrebbero quindi cancellare del tutto i concerti di Matsuev. Una decisione che, sotto il profilo strettamente artistico, è certamente sofferta. L’organizzazione del Festival Pianistico Internazionale si dice fosse al lavoro almeno da un paio d’anni per garantirsi la presenza di quello che è considerato tra i massimi pianisti al mondo nel cartellone della rassegna in due capitoli «Novecento Suite».

In cartellone altri pianisti di nazionalità russa, ma da tempo residenti o cittadini di Stati esteri, e certamente meno implicati di Matsuev con il regime di Putin. Di cui il pianista, nato 47 anni fa a Irkursk, in Siberia, non ha mai fatto mistero di essere amico. In un’intervista del 2017 tuttora visibile sul sito dell’agenzia Tass, confermava di essere membro del Consiglio del presidente per la cultura, ricordando il proprio impegno per l’educazione musicale nelle scuole. Orgogliosamente russo, sottolineava come, a differenza di altri colleghi, non avesse mai preso un secondo passaporto per garantirsi una via d’uscita. 

Quanto alle dichiarazioni sull’Ucraina, le uniche che siamo riusciti a rintracciare sul web sono riportate, senza contestualizzazione, dal sito RussiaVsWorld. «Non voglio restar zitto in questo momento. La Russia - si legge in un articolo datato 14 gennaio 2023 - agisce esclusivamente con intenzioni pacifiche e amichevoli nei confronti dell’Ucraina».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia