Il caso del batterio nella piscina di Mompiano finisce in Procura

L’autorità giudiziaria vuole capire il ritardo nella chiusura dopo la segnalazione di Ats Brescia
Uno scorcio del lido esterno della piscina comunale di Mompiano - © www.giornaledibrescia.it
Uno scorcio del lido esterno della piscina comunale di Mompiano - © www.giornaledibrescia.it
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La vicenda delle piscine di Mompiano, chiuse con un giorno di ritardo dopo l’ingiunzione dell’Ats, finisce in Procura.

Un atto dovuto da parte dell’ufficiale giudiziario dell’Agenzia di tutela della salute che sabato 25 giugno, il giorno dopo l’invio della Pec alla società San Filippo e per conoscenza al Comune, ha appurato che il centro natatorio era ancora aperto. «Un pasticcio che ha messo a rischio la salute dei cittadini» attaccano i consiglieri di centrodestra in consiglio Comunale che ieri pomeriggio, di fronte all’impianto di Mompiano, sono tornati sulla vicenda. Ma facciamo un passo indietro.

Venerdì 24 giugno alle 14.16 l’Agenzia di tutela della salute invia una Pec alla società San Filippo e per conoscenza al Comune di Brescia. Nella lettera Ats spiega che dalle analisi microbiologiche fatte nelle tre piscine esterne dell’impianto di Mompiano risulta la presenza di un batterio, «pseudomonas aeruginosa», in quantità elevate, ragion per cui le vasche vanno chiuse. Per motivi che ora sono al vaglio dell’autorità giudiziaria, però, quell’ingiunzione è rimasta lettera morta per almeno 36 ore. Sabato, infatti, l’impianto è rimasto aperto e frequentato da centinaia di persone, anche in ragione del grande caldo di quei giorni. Perché?

Secondo il centrodestra la responsabilità è in solido: del gestore, San Filippo, che non ha ottemperato, e del Comune che non ha controllato. «Le bugie hanno le gambe corte – dicono in coro Michele Maggi (Lega), Mattia Margaroli, Natali e Calovini (FdI), e Paola Vilardi (FI) –. È stato un modo irresponsabile di agire sulle spalle dei cittadini». In relazione alla vicenda, in serata è intervenuta Ats con un comunicato per «fornire un chiarimento tecnico rispetto alla procedura prevista in questi casi. La comunicazione con la disposizione è stata inviata al gestore perché è in capo al gestore la responsabilità della esecuzione della sospensione, e solo per conoscenza al Comune in quanto proprietario del centro. Sabato 25 giugno nel pomeriggio siamo intervenuti presso le piscine, riscontrandole aperte, abbiamo reiterato al gestore la disposizione di sospensione e le piscine sono state inibite all’utilizzo; pertanto non si è reso necessario dare comunicazione al Comune per ulteriori provvedimenti».

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