Il caro energia mette in crisi anche l’acqua: nuovi rincari e a rischio gli investimenti

Nel 2022 costi raddoppiati per A2A e Acque Bresciane. L’Ato: «Non si scarichino sulle bollette dei cittadini»
Il caro energia pesa anche sul ciclo idrico - © www.giornaledibrescia.it
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Il caro energia non risparmia nemmeno l’acqua. Le società che gestiscono il ciclo idrico devono fare i conti con costi energetici raddoppiati. Una situazione che rischia di rallentare gli investimenti su acquedotti e depuratori e in prospettiva di scaricarsi sulle bollette dell’acqua dei cittadini.

A Torino, dove venerdì si è chiuso il Festival dell’Acqua, è stata Utilitalia a lanciare l’allarme. La federazione che riunisce le aziende che operano nei servizi pubblici (acqua, ambiente, energia) ha infatti stimato un impatto a livello nazionale di 500 milioni di euro destinato ad appesantire le tariffe degli utenti. A Brescia l’Ufficio d’Ambito sta monitorando la situazione. «Nei prossimi giorni convocheremo i gestori per fare il punto e valutare gli impatti del caro energia sui loro bilanci - spiega il presidente Aldo Boifava -. Ci muoveremo per capire se da parte del Governo e di Arera ci sono aiuti o agevolazioni che evitino di scaricare gli extracosti sui cittadini».

Il quadro

Nel 2019 le aziende del ciclo idrico hanno assorbito l’1,6% del fabbisogno nazionale di energia elettrica, oltre 4,46 TWh. Secondo le stime di Utilitalia nel 2022 il comparto ha subito un rincaro del 70%, con un impatto di 500 milioni di euro. In condizioni ordinarie il costo dell’energia pesa per circa il 10% sul gettito tariffario. Ora si avvicina al 20%. Applicata nel Bresciano la situazione si conferma critica. Sia A2A che Acque Bresciane lamentano un raddoppio dei costi energetici. Questo potrebbe avere un impatto sugli investimenti pianificati, rallentandoli.

La bolletta dell’acqua segue il principio del full recovery cost: in sostanza la tariffa copre tutti gli investimenti realizzati dai gestori e i costi operativi riconosciuti da Arera, l’autorità nazionale. Ma con uno slittamento di due anni: spese e investimenti del 2022 saranno riconosciuti nel 2024. «Questa differenza temporale - spiega Boifava - potrebbe creare problemi economico-finanziari ai gestori nell’immediato, incidendo sugli investimenti».

Il territorio bresciano ha però bisogno di depuratori e fognature per superare le infrazioni europee e deve ridurre le perdite degli acquedotti (in media sopra il 40%) per non sprecare l’acqua, bene sempre più prezioso come ci ha ricordato la siccità degli ultimi mesi. Da Acque Bresciane per ora rassicurano: «Stiamo mettendo in campo ogni azione utile al risparmio energetico, dall’auto-produzione all’utilizzo dei crediti fiscali».

Bollette

Ma a prescindere dagli investimenti, una ricaduta sulle bollette ci sarà, anche se differita nel tempo, proprio per il meccanismo del full recovery cost. In queste settimane, spiega il direttore dell’Ato Marco Zemello, si stanno definendo le tariffe del biennio 2022-2023, in base agli investimenti realizzati e ai costi sostenuti dalle aziende nel 2020 e nel 2021. Non tutte le spese possono però essere scaricate sulle bollette. Arera ha definito alcuni «tetti» (price cap) sui costi energetici riconosciuti in tariffa, con l’obiettivo di premiare l’uso di fonti rinnovabili e il risparmio energetico. Nei mesi scorsi sono però arrivate alcune deroghe.

I prezzi dell’energia hanno infatti iniziato a salire già a fine 2021: Arera aveva riconosciuto 0,16 euro a kwh a fronte di una spesa reale di 0,22 euro/kwh. Erano così scattati alcuni ricorsi e il Tar aveva imposto di rivedere le cifre. Sono così state attivate due «agevolazioni»: il riconoscimento dei costi effettivi 2021 «in deroga» rispetto ai criteri standard della possibilità di richiedere un aumento del 25% sui prezzi calcolati per il 2022 (base di calcolo i costi energetici 2020). Due mosse che però non bastano a coprire l’impennata del caro-energia avvenuta negli ultimi mesi.

E, comunque, alzare le tariffe vuol dire aumentare le bollette dei cittadini. Ecco perché l’Ufficio d’Ambito sta lavorando per «non scaricare» sui bresciani questa spesa, sulla scia della richiesta di «misure correttive» da parte di Utilitalia. Per parte sua l’Ufficio d’Ambito conta poi di erogare il proprio bonus idrico entro l’anno: oltre 11 milioni a 33mila famiglie bresciane con reddito più basso.

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