I «guardiani» dell’acquedotto: così l’acqua arriva nelle case bresciane

La sala di controllo di A2A gestisce 176 pozzi, 182 fonti e 3.500 chilometri di rete. In città livelli sotto controllo
In via Larmarmora c'è la sala di controllo che gestisce e monitora l’acquedotto - Foto © www.giornaledibrescia.it
In via Larmarmora c'è la sala di controllo che gestisce e monitora l’acquedotto - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La fotografia di quel che avviene nell’acquedotto di Brescia viene scattata in tempo reale a Lamarmora, sopra un gigantesco maxi-schermo che tiene sotto controllo 705 chilometri di rete cittadina, 37 pozzi, due sorgenti, tre maxi-serbatoi. «Non solo - spiega Tullio Montagnoli, amministratore delegato di A2A Ciclo Idrico - da qui monitoriamo l’acquedotto di tutti i 74 Comuni bresciani in gestione». Ecco perché i numeri in realtà si gonfiano: a livello provinciale 176 pozzi e 182 fonti, 3.500 chilometri di rete, 50 milioni di metri cubi d’acqua erogata ogni anno.

La siccità ha messo alla prova il sistema. «Qualche criticità puntuale c’è - ammette Montagnoli - soprattutto nelle frazioni dei Comuni della fascia prealpina, dove le sorgenti hanno ridotto la loro portata. Ma per ora la situazione è sotto controllo».

Sui grandi schermi della sala di telecontrollo, allestita nella sede di in via Lamarmora, scorrono numeri, si alternano mappe, appaiono segnalazioni. Da qui i «custodi» dell’acquedotto gestiscono i livelli dei tre principali serbatoi, regolano portate e prelievi dei pozzi, controllano i livelli della falda. Nelle ultime settimane un abbassamento c’è stato. E proprio per questo il lavoro di «regolazione dei livelli» si è fatto più importante.

Il sistema

L’acquedotto di Brescia, spiega Montagnoli, affiancato dai suoi tecnici, non serve solo la città ma anche i Comuni di Bovezzo, Botticino, Collebeato e Cellatica; è poi previsto un mutuo soccorso con Castenedolo, Bedizzole, San Zeno, Mazzano, Gussago. L’acqua viene prelevata dalle due sorgenti di Mompiano e Gogozzo: a inizio '900 coprivano il fabbisogno dell’intera città, ora forniscono il 14% dell’acqua di Brescia. Il resto arriva dai pozzi che pescano nella falda profonda. I principali sono il blocco San Donino (4 pozzi) e quello chiamato «centrale nord» (5 pozzi), all’altezza del Civile. L’acqua viene poi pompata verso i serbatoi, un sistema di compensazione per regolare pressioni e richieste, ampiamente variabili nel corso della giornata (i picchi delle 7 e delle 19, la scarsa domanda nelle ore notturne). Se un serbatoio si abbassa troppo, si può accendere un pozzo tenuto in stand by.

Il pozzo e l’impianto di potabilizzazione alla Volta - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il pozzo e l’impianto di potabilizzazione alla Volta - Foto © www.giornaledibrescia.it

«È un sistema flessibile, regolato in base alle esigenze» spiega Montagnoli. Dai serbatoi, attraverso le condotte di distribuzione, l’acqua arriva poi nelle case, nei negozi, negli uffici, nei campi, nelle scuole.

In città l’acquedotto è articolato in tre macro-reti legate ai tre serbatoi principali, quelli storici in Castello, Montagnola (realizzato nel 1902) e Fossa (1920), e il più grande, il San Giuseppe, nato a cavallo tra gli anni ’50 e ’60.

Controlli

Dalla sala di telecontrollo si tengono sott’occhio non solo i livelli, ma anche il funzionamento del sistema di filtrazione e trattamento dell’acqua, per eliminare eventuali contaminanti. «La sala di controllo - spiega Montagnoli - è attiva 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Funziona anche da pronto intervento. Abbiamo 8 numeri verdi, gestiamo 26mila segnalazioni l’anno». E se qualcosa non funziona? Il sistema fotografa tutto. Sui maxi-schermi compaiono gli allarmi, in giallo o rosso in base alla gravità. Si interviene da remoto e, se serve, si fa partire una verifica sul campo. Il sistema è inter-operativo. Per cui, se c’è qualche rottura, come accaduto nei giorni scorsi a Sant’Eufemia, si fa un rapido bypass in modo che nessuno resti senz’acqua. «Al limite si sarà avvertito un calo di pressione». E il pericolo siccità? «L’acqua è un bene prezioso - spiega Montagnoli -. Ad oggi non abbiamo grossi problemi». Ma l’estate è ancora lunga. Quindi meglio farne un «uso responsabile. Evitando sprechi». Già.

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