I Comuni bresciani sono solidi ed efficienti, ma mancano sindaci giovani e donne
Il sindaco non è un mestiere per i giovani e le donne. In provincia di Brescia, su 205 Comuni, sono soltanto 11 i primi cittadini under 35 (il 5,4%), una trentina le donne con la fascia tricolore (il 15,7%). Una vera rarità le donne giovani.
È un problema che, purtroppo, condividiamo con il resto della Lombardia (18,3% le donne, 5,3% gli under 35) e del Paese (rispettivamente il 15,2% e il 4,4%). Eppure i nostri Comuni avrebbero sempre più bisogno di energie nuove e fresche.
Nel Bresciano i piccoli paesi (sotto i cinquemila abitanti) sono 135, il 65,9% del totale: in Lombardia 1.036 su 1.504 (il 68,9%). Sondrio raggiunge il 92,2%, Cremona l’89,4%, Pavia l’87%. La nostra provincia, però, si segnala in Lombardia per la presenza delle Unioni di Comuni: 42 i piccoli paesi che condividono funzioni e servizi (il 20,5%). Quasi tutti in Valcamonica. In percentuale (30,1) la scelta è più diffusa soltanto nel Cremonese, che unisce 34 Comuni.
Nei municipi bresciani lavorano 5.703 dipendenti, una media di 4,58 ogni mille abitanti: meno dei 5,33 della Lombardia e dei 5,79 dell’Italia.
Il volume
Sono alcuni dei dati contenuti nel volume «I Comuni della Lombardia 2023», a cura dell’Anci Lombardia-Ifil, che presenta le loro principali caratteristiche territoriali, istituzionali, economico-finanziarie, sociali e demografiche. Una rappresentazione dei Comuni, sottolinea il presidente di Anci Lombardia, Mauro Guerra, «in prima linea nell’affrontare le molte sfide, a partire dal grande sforzo richiesto per l’attuazione del Pnrr, alle conseguenze della guerra in Ucraina, alla crisi energetica, fino all’aumento delle materie prime». Fattori, «che mettono a dura prova gli equilibri, la tenuta e la sostenibilità dei bilanci comunali». Che, nonostante le (troppe) difficoltà, stanno meglio della media nazionale (dati disponibili al 2020).
Le tasse
L’indicatore di autonomia finanziaria dei Comuni bresciani (entrate tributarie ed extra tributarie/entrate correnti) è pari al 69,5% in linea con la media lombarda e superiore a quella nazionale (64,1%). L’autonomia tributaria, invece (entrate da tributi/entrate correnti), per la nostra provincia è del 46,2% (47,8% in Lombardia e in Italia).
Ogni bresciano paga mediamente al suo Comune 262,5 euro per l’Imu, 69,6 euro di addizionale Irpef e 123,2 euro di tassa rifiuti. Cifre piuttosto inferiori al resto dell’Italia. Nel complesso, ogni bresciano versa all’ente locale 672,8 euro (-3,6% rispetto al 2016): il terzo ammontare dopo Milano (938 euro) e Sondrio (803,9). In Lombardia siamo a 711,2 euro, in Italia a 697,8.La pressione sulle tasche dei cittadini è più elevata a Brescia, sul Garda, sul Sebino e in alta Valcamonica (trovate qui un approfondimento recente sul tema, con tutti i dati comune per comune) anche per effetto delle entrate per le seconde case.
La spesa
Interessanti i dati sulla spesa dei Comuni. Considerando quella corrente, gli investimenti, il trasporto pubblico locale e il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, è di 1.051,4 euro a cittadino (al terzo posto in Lombardia dopo Milano, 1.487, e Sondrio, 1.351). La parte degli investimenti è di 180 euro pro capite: il Garda, la Valtrompia e la Valcamonica sono i territori con la quota maggiore. Una geografia che corrisponde alle aree con più trasferimenti pubblici da Stato e Regione.
Nel complesso, la nostra provincia incassa 437,3 euro pro capite (al primo posto Sondrio con 601 seguita da Mantova con 504; in Lombardia la media è 420, in Italia 556). A beneficiarne sono soprattutto Brescia, le valli, il Benaco.
Le imprese
Il volume dell’Anci conferma il primato di Brescia per quanto riguarda le imprese (oltre 106mila nel 2021) dietro Milano, individuando la specializzazione economica. Nel 28,8% dei Comuni prevale la vocazione agricola (nella Bassa e nelle valli); l’8,3% ha una identità soprattutto terziaria (Brescia e le aree turistiche come Garda, Sebino e alta Valcamonica); il resto (62,9%) è regno della manifattura.
Nell’85,9% c’è almeno uno sportello bancario (68% il dato lombardo, 61,6% quello nazionale), uno ogni 1.803 abitanti (2.213 Lombardia, 2.562 Italia). La nostra provincia è seconda dopo Milano per reddito imponibile ai fini dell’addizionale comunale Irpef: 17,609 miliardi, che equivale a 25.595 euro per contribuente: oltre 3mila euro in meno della media lombarda e appena superiore a quella nazionale.
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