Giustizia riparativa, se il dialogo fra vittima e colpevole cura le ferite prodotte dal reato

Loggia, Provincia e Acb hanno sottoscritto l’intesa per istituire il Centro che ora si occuperà anche degli adulti
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CENTRO DI GIUSTIZIA RIPARATIVA
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Ci sono il ragazzo che ha sottratto la bicicletta e l’anziana derubata. Il reo e la vittima, l’uno di fronte all’altra. Il primo afferma di non essere un criminale ed è pronto a rifondere il costo della bici; la donna spiega che dal giorno del furto ha paura ad uscire di casa, si sente più debole e indifesa. Dialogano e alla fine il ragazzo comprende di avere violato la legge, ma soprattutto di avere fatto soffrire un’altra persona, che da parte sua è disposta a perdonare. C’è il gruppo di minorenni che ha messo il cellulare nel bagno delle ragazze per diffondere poi il video sui social. La vicenda ha spaccato il paese, diviso le famiglie, scavato solchi. Passano molti mesi e matura la disponibilità all’incontro fra colpevoli e vittime; dopo due anni i ragazzi organizzano all’oratorio una festa di riconciliazione con la comunità.

Ci sono i ragazzi che hanno danneggiato l’interno di un treno e che, messi di fronte alla loro responsabilità, si pentono e preparano un vademecum per Trenitalia rivolto ai giovani su come comportarsi sui mezzi pubblici. Sono tre esempi di giustizia riparativa, praticata dagli otto mediatori che operano nell’Ufficio per la mediazione penale di Brescia, uno dei pochi (e dei primi) in Italia. Si trova in via Sant’Antonio 16 in città. È nato nel 2008 per volontà di Comune di Brescia, Provincia, Associazione Comuni Bresciani, con competenza sul distretto della Corte d’Appello (oltre a Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova).

L’accordo

Finora era dedicato solo ai minori colpevoli di reati: adesso si occuperà anche degli adulti. Nei giorni scorsi Loggia, Provincia e Acb hanno infatti rinnovato l’accordo di collaborazione, ampliando ruolo e funzioni dell’ente che ora si chiama Centro di giustizia riparativa. Il cambio di nome asseconda il decreto legislativo 150/22 entrato in vigore lo scorso 30 giugno che istituisce questi Centri. «Finalmente - commenta la responsabile Chiara Buratti - la normativa riconosce la giustizia riparativa. La Provincia, i Comuni e la magistratura bresciana ci hanno creduto fin dal 2008. Abbiamo alle spalle una lunga esperienza».

La giustizia riparativa (che affianca quella ordinaria) si fonda sull’idea dell’incontro e del dialogo. Un percorso che accompagna il reo, l’offeso, la comunità coinvolta. Si sviluppa, spiega l’articolo 42 della legge, attraverso programmi che «consentono alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore». A Brescia si fa da 15 anni. «Abbiamo già ricevuto fascicoli che riguardano adulti», sottolinea Buratti.

I reati

È il magistrato ad inviare all’Ufficio il fascicolo per la possibile mediazione. Un esito positivo ha ricadute favorevoli anche sulla pena. «Chi è accompagnato a comprendere i suoi gesti - dice Chiara Buratti - ben difficilmente si ripete». La recidiva, per questi minori, è molto bassa. Dal 2008 al 2022 la mediazione penale di Brescia ha ricevuto 965 fascicoli (725 dalla procura, 240 dal tribunale). In 367 casi si è arrivati all’incontro fra i protagonisti; 375 le mediazioni positive. Lesioni, ingiurie, diffamazione, percosse, vandalismo, furto, danneggiamento di beni pubblici o privati (come autobus e treni), uso sbagliato dei social (in aumento): questi i reati più diffusi.

Il Covid ha lasciato aperte delle ferite: «Verifichiamo le conseguenze sui minori», riconosce Buratti. «Innanzitutto le ricadute negative sull’espressione della loro rabbia, in secondo luogo registriamo una sorta di ritiro rispetto alla capacità di relazionarsi con gli altri». 

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