Cartabia: «Manlio Milani pioniere della giustizia riparativa»

La ministra è intervenuta al primo incontro del ciclo «Giustizia riparativa e comunità: riprendere la parola e le relazioni» a Brescia
IL MINISTRO CARTABIA A BRESCIA
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«Siamo di fronte a una sfida epocale: scrivere una riforma giudiziaria che non soffochi e imbrigli, ma anzi agevoli l’esperienza della giustizia riparativa, stabilizzandola« così la ministra Marta Cartabia, intervenuta in tribunale a Brescia al primo del ciclo di incontri «Giustizia riparativa e comunità: riprendere la parola e le relazioni», organizzato da Casa della Memoria, Provincia e Comune.

«La Legge deve limitarsi a sostenere, offrire una possibilità, ma non può imporre di intraprendere un percorso di questo tipo - ha aggiunto -. Deve però garantire il diritto a farlo. È importante avere dei luoghi anche fisici in cui incanalare questa urgenza, dei centri che possono diventare invito, sollecitazione e proposta. Ogni storia è unica e ha una sua peculiarità che la Legge non deve schematizzare e imbrigliare».

Rivolgendosi agli uomini della Polizia penitenziaria, di cui oggi ricade il 205esimo anniversario della fondazione, ha aggiunto: «Proprio a queste forze di polizia è chiesto un’evoluzione importante, già iniziata: hanno un ruolo fondamentale nell’affiancamento di chi ha commesso un reato e inizia un percorso di riabilitazione».

In quanto all’importanza della memoria, in relazione alla giustizia riparativa, la ministra ha ringraziato Manlio Milani - marito di una delle vittime della Strage di Piazza della Loggia, presidente della Casa della memoria e da sempre impegnato nella ricerca di verità e giustizia - con il quale poi si è recata a rendere omaggio alla stele. «Milani è uno dei pionieri della giustizia riparativa, perché ha saputo cogliere esperienze sottotraccia, poi emerse in potenza all’attenzione pubblica. Non ci si deve aggrappare a un ricordo che va sbiadendosi, ma una memoria che genera vita innovativa. Non è un modulo che si ripete, ma è sempre nuovo: così si onorano le vittime. La vita deve guardare sempre avanti».

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