IL QUESTIONARIO / RISPOSTA 5
Giovani e pandemia: una nostalgia chiamata movida

L’estate è occasione di incontro all’aria aperta. Non così con il Covid
Bar e feste private come luogo centrale della socialità giovanile. Tanto da far registrare la loro mancanza come uno degli aspetti maggiormente lamentati dai ragazzi. Le risposte raccolte dal sondaggio Giovani e pandemia elaborato da Sinapsi - che si è rivolto a persone di un’età compresa fra i 15 e i 30 anni - confermano il richiamo forte della movida.
«Un fenomeno sociale - scrive della movida il sociologo Valerio Corradi - tipico delle città odierne, che fa emergere in prima battuta l’importanza della sfera relazionale per i giovani. Si tratta di una generazione alla ricerca di spazi di socialità, nei quali l’incontro e lo stare insieme, non necessariamente programmati, sono ingredienti importanti per passare ore spensierate e leggere. Lo spazio urbano presidiato dal popolo della movida diviene poi spazio del loisir che rimanda all’assenza di costrizione e a una dimensione spazio-temporale liberata dove convivono esigenze di distinzione e di omologazione. In modo analogo, il fenomeno movida evidenzia come la fruizione della città da parte dei giovani sia attiva al punto da rivitalizzare e rimodellare lo spazio urbano sulla base dei propri desideri e delle proprie aspettative occupando per sé parte del territorio e creando forme di pendolarismo notturno urbano ed extraurbano che fanno da contraltare a quello diurno lavorativo».
Le due domande relative a feste private e a bar e ristoranti sono quelle che - all’interno del sondaggio - meglio si avvicinano alle abitudini della movida. Entrambe hanno totalizzato un «indice di nostalgia» particolarmente elevato: 86% tra «molto» «abbastanza»la prima e 85% la seconda. E se proprio proprio bisogna rinunciare a qualcosa - questa pare l’indicazione che emerge dal sondaggio - piuttosto a bar e ristoranti, ma alle feste tra amici mai e poi mai.
I più giovani nel panel preso in considerazione dal sondaggio - gli studenti delle superiori - denunciano soprattutto la mancanza di feste private (87% fra «molto» e «abbastanza») e meno di bar e ristoranti (rispettivamente 62% e 22%). Crescendo con l’età (e presumibilmente con un minimo di disponibilità economica) vediamo che le feste private mancano «molto» al 73% degli universitari a fronte di un 71% di bar e ristoranti, mentre tra i lavoratori le quote si invertono: 71% le feste private e 74% i bar e ristoranti.
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