Giovani e pandemia: shopping e discoteche sì, ma non come prima

Sono i fronti sui quali è più elevata la percentuale di chi dice che sono mancati «poco» o «per nulla»
Già prima della pandemia forte la concorrenza del commercio online
Già prima della pandemia forte la concorrenza del commercio online
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Lo shopping fra le vetrine e le luci stroboscopiche delle discoteche mancano, senza dubbio. Ma contemporaneamente cresce la ricerca di un altro modo. Proprio questi due fronti infatti - gli acquisti nei negozi fisici e il divertimento nei locali notturni - sono quelli che, all’interno del sondaggio Giovani e pandemia condotto da Sinapsi, presentano il più alto tasso di «poco» e «per nulla». Accade spesso che le lunghe fasi di crisi accelerino fenomeni che, magari solo in sordina, nella società erano comunque già in atto.

Così è stato con la pandemia, che con le sue limitazioni ha costretto a lungo gli esercizi commerciali tradizionali e le discoteche a tener chiusi saracinesche e ingressi. Questo blocco - specie per quanto riguarda i negozi - ha coinciso con una complessiva e pesante riduzione dei consumi, ma anche col fatto che per i residui acquisti le persone abbiano cercato nuove strade, o magari rafforzato comportamenti e modalità finora vissute come marginali. Di qui il boom degli acquisti online e del delivery. Realtà che naturalmente erano già ben presenti prima dell’esplosione della pandemia, ma che proprio nell’ultimo anno hanno trovato una accelerazione epocale e una funzione ormai irrinunciabile nelle nostre vite.

Comprensibile allora che ampie fasce di popolazione - specie quelle più giovani e in qualche modo più disposte alle innovazioni - sentano una mancanza sempre più debole delle modalità tradizionali di acquisto. Sul tema shopping, un altro dato evidenziato dal sondaggio è la differenza di sensibilità legata al genere di chi risponde. Se sul totale degli intervistati la passeggiata fra le vetrine manca «molto» al 44% delle persone, questa quota sale sensibilmente se si prendono in considerazione le sole femmine (54%) e precipita fra i maschi (28%). Qualche variazione, ma non eclatante, si registra anche nel confronto fra le diverse fasce di età. Lo shopping tradizionale manca «poco» o «per nulla» al 29% degli studenti superiori, al 41% degli universitari e al 37% dei lavoratori.

Altre considerazioni suggeriscono invece i dati relativi al capitolo discoteche. Considerazioni che nascono anche da un confronto fra questo capitolo e quelli relativi ad amici e feste private. Questi questi ultimi due infatti fanno registrare alti tassi di «mi manca molto», al contrario delle discoteche dove il «molto» non va oltre la soglia del 37%. Una conferma, certo, del fatto che la frequentazione dei luoghi dell’aggregazione sono apprezzate dalle generazioni più giovani proprio perché legate - così come l’incontro con gli amici e le feste private - alla relazione fra pari. Mentre evidentemente l’ambiente della discoteca classica non è percepito come il luogo più adatto per una tranquilla serata in compagnia. Un elemento di riflessione in più per gli operatori del settore.

 

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