Freccia Rossa, 30enne incinta vive nel vano scala del parcheggio

La donna e il compagno hanno ricavato giacigli di fortuna nella zona dismessa del centro commerciale
I volontari intervenuti al Freccia Rossa - © www.giornaledibrescia.it
I volontari intervenuti al Freccia Rossa - © www.giornaledibrescia.it
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I volontari l’avevano già vista in città. Sapevano che è incinta e che l’abuso di sostanze è il principale ostacolo che deva affrontare. Venerdì sera l’hanno trovata con il suo compagno in quella che da qualche settimana chiamano casa, il vano scala di uno dei parcheggi dismessi del Freccia Rossa in cui hanno steso dei materassi, qualche coperta e dove raccolgono i generi alimentari e il vestiario che gli arrivano dalle diverse realtà che seguono i senzatetto.

Nel giorno in cui le cronache nazionali parlano della tragedia della neonata trovata senza vita sopra un cassone della Caritas a Milano, Brescia prova a scrivere una storia diversa. La donna, nordafricana di circa 30 anni, è seguita dalle istituzioni e dalle associazioni. «Oggi avevo un controllo, ma non avevo voglia e non ci sono andata» racconta alla volontaria che le ha offerto un thé caldo e dell’intimo pulito. Probabilmente non era nelle condizioni, non poteva o non voleva sottoporsi agli esami o semplicemente non aveva seguito le indicazioni che medici e operatori sanitari le avevano dato la volta precedente. Nessuno giudica, tutti cercano di aiutare. «Appena puoi cerca di prendere un nuovo appuntamento, se ti serve qualcosa dimmelo che te lo procuro per la prossima settimana».

La macchina degli aiuti

Negli stabili degradati, all’ombra dei palazzi e nelle aree abbandonate forze di polizia e istituzioni procedono con gli sgomberi e le ordinanze mentre i volontari di diversi gruppi e associazioni, che hanno istituito anche un tavolo di coordinamento, portano cibo, vestiti, coperte ma anche una parola di conforto, un sostegno concreto per accedere ai tanti servizi che comunque la città offre. «Il problema principale è che agli sportelli e agli ambulatori ti devi presentare, e tante delle persone che vivono in strada non sono in grado di farlo» racconta Leonardo, coordinatore del gruppo bresciano del Cisom, il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta. Sono 50 volontari che si alternano e ogni venerdì sera, dalla sede di via Rose, con un pulmini, fanno il giro dei ripari in cui vivono i senzatetto: «Offriamo a tutti qualcosa da mangiare o per vestirsi, è l’occasione per stabilire un contatto». Alcuni sono tappe fisse e li aspettano, altri sono segnalazioni che arrivano da altri gruppi o nuovi arrivi con cui provare ad aprire un dialogo.

Un venerdì fra gli ultimi

Mano tesa ai senzatetto che trovano riparo al parco Tarello - © www.giornaledibrescia.it
Mano tesa ai senzatetto che trovano riparo al parco Tarello - © www.giornaledibrescia.it
Venerdì sera la prima tappa è stata nel parcheggio di un supermercato di Bresciadue dove vive una coppia. Lui chiede un po’ di frutta e delle magliette ma lei, seguita dai servizi sociali in un’altra città, è molto preoccupata. Le hanno sospeso l’erogazione del reddito di cittadinanza, non sta seguendo le terapie e non sa come muoversi tra i diversi uffici. La coppia fornisce però indicazioni su un altro senzatetto che da qualche tempo i volontari non vedono: «Si è trasferito sotto una banca, lancia il carrello dalle scale» ma non lo trovano. Al parco Tarello insieme ad alcuni africani c’è anche una ragazza italiana, si è unita da poco al gruppo ma si sente protetta. «Menomale che ci siete voi» dice ai volontari che le danno un paio di calze. Dopo il passaggio alla camera di commercio il pulmino arriva al Freccia Rossa. Una coppia di 50enne veneti vive sotto il portico, ma nei parcheggi chiusi e nelle scale pachistani, indiani e nordafricani hanno creato le loro case. Accettano un aiuto, ringraziano e chiudono la porta.  

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