Foreign fighter nega le accuse di tortura. La vittima: «Costretto alla sedia elettrica»

Samir Bougana ha fornito versioni diverse rispetto alle contestazioni per il periodo in cui era in Siria
Bougana durante il suo intervento a Porta a Porta
Bougana durante il suo intervento a Porta a Porta
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Si è difeso negando tutto. Spiegando che nel 2014 non si era ancora arruolato al fianco dello Stato islamico in Siria e che non poteva quindi aver torturato quelle che gli inquirenti ritengono essere le sue vittime. «Le date nella ricostruzione accusatoria non tornano» ha spiegato l'avvocato di Samir Bougana, il foreign fighter di 28 anni compiuti a giugno, nato a Gavardo, padre di tre figli e detenuto nel carcere di Sassari dove sta scontando le ultime settimane di una condanna a quattro anni per terrorismo, incassata dopo che le autorità italiane lo avevano riportato in Italia liberandolo dalle carceri delle Syrian Democratic Forces, facenti capo ai curdi.

Nei giorni scorsi Bougana è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare per fatti legati al periodo in cui si era legato allo Stato islamico con il nome di battaglia di Abu Huraira.

L'accusa di torture

«Nella sua qualità di guardia armata del ribat di Al Mayadin nella provincia siriana di Deir Ez Zor (una cittadella fortificata posta a difesa dell'Islam) ha agito con crudeltà e violenza nei confronti dei cittadini siriani e curdi catturati quali dissidenti dello Stato islamico e detenuti nel ribat» scrive il gip Gaia Sorrentino nell'ordinanza di arresto. Il dettaglio delle presunte torture a chi non voleva convertirsi all'Islam sono agghiaccianti: «Applicava elettrodi agli arti dei detenuti, azionava ripetutamente e nel corso di numerose sessioni scariche elettriche, appendeva i loro corpi al soffitto e ne percuoteva le piante dei piedi con un bastone o un tubo di metallo». Scene ripetute «per oltre un anno nel corso di sessioni settimanali». Tra le vittime un 14enne che nel 2014 era detenuto in Siria in quanto sunnita appartenente ad un clan che combatteva l’Isis e che ora è rifugiato in Germania.

È stato proprio il giovane a denunciare Samir Bougana alle autorità tedesche le quali il 13 agosto 2020 hanno poi trasmesso gli atti alla Procura di Brescia. Bougana è stato riconosciuto in fotografia come il suo aguzzino. «Con altri mi faceva sedere su una sedia di metallo. Ricevevamo scosse elettriche ai piedi. La sedia era elettrica ma le scosse arrivavano solo ai piedi» ha fatto mettere a verbale la presunta vittima, mostrando anche le cicatrici sulla parte superiore del piede sinistro. «Le scosse duravano due minuti fino a quando svenivo ed era accaduto più di trenta volte in poco più di un anno. Bougana - si legge agli atti - era addetto a portare i detenuti nelle stanze delle torture e i comandi gli venivano dati da un connazionale che veniva chiamato "il tedesco"».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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