Folzano, volontari per l'Ucraina ancora «senza casa»

Oggi scade l’ultimatum e sono alla ricerca di un altro capannone: «Incertezza fino all’ultimo»
Dal magazzino di Folzano sono partiti quasi 140 mezzi d’aiuti per l’Ucraina - © www.giornaledibrescia.it
Dal magazzino di Folzano sono partiti quasi 140 mezzi d’aiuti per l’Ucraina - © www.giornaledibrescia.it
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Resta avvolto nell’incertezza il futuro del centro aiuti per l’Ucraina gestito dai volontari dell’associazione Nadiya. Oggi scade l’ultimatum per il capannone di Folzano in cui da quando è scoppiata la guerra stanno raccogliendo doni per il Paese sotto le bombe. E la ricerca di un nuovo spazio in cui traslocare non è ancora andata a buon fine: ieri sembrava potesse prendere consistenza una soluzione a Concesio, ma poi la trattativa è saltata.

«È tutto un punto di domanda», commentano Olga e Oksana, instancabili volontarie ucraine di casa nel Bresciano da anni: «Le donazioni sono calate, ma qui, nel capannone di via Cascina Pontevica dal quale in poco più di un mese abbiamo fatto partire quasi 140 mezzi di aiuti per l’Ucraina, abbiamo ancora molti scatoloni. Vorremmo caricarli in questi giorni sui furgoni diretti alla frontiera e accogliere i prossimi aiuti che arriveranno dal territorio in un altro spazio, ma per il momento non sappiamo quale».

Da quando, una decina di giorni fa, hanno appreso che il capannone non sarebbe più stato disponibile hanno vagliato varie opzioni. Senza però trovare una soluzione.

Nodo economico

Nel frattempo hanno anche raccolto i tremila euro per il canone mensile d’affitto richiesto a Folzano, ma hanno aspettato a versarli all’affittuaria con la speranza di poterli utilizzare per un capannone meno costoso. Cosa accadrà adesso «non lo sappiamo: il nostro auspicio è quello di rimanere fino a quando troveremo un’altra sistemazione - dice Olga -. Se dovremo andarcene subito un amico si è detto disposto a ospitare alcune cose in una cascina, alcune scatole potremmo portale nel piazzale di un’azienda che ci accoglierebbe vicino alla Motorizzazione, ma servirebbe una copertura...».

La questione, ricordiamo, è ingarbugliata. C’è il proprietario dell’immobile che non vuole aver problemi con i vicini e chiede che ogni cosa sia in regola. C’è l’affittuaria che prima dello scoppio della guerra gestiva in questo spazio la «Stazione Ucraina» (per lo scambio di beni Brescia-Ucraina) e che, venendo meno quella attività, non riesce più a pagare l’affitto. E poi ci sono i volontari dell’associazione Nadiya che hanno trasformato il capannone nel polo degli aiuti per militari e civili in patria.

Aiuti che sono calati: «C’è bisogno di cibo e medicinali. Cerchiamo - dicono - vecchi pick-up diesel da portare ai soldati che aiutano la popolazione. E le pastiglie per potabilizzare l’acqua».

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