Fatture false, il bottino sotto terra sale a 8 milioni

Soldi trovati dopo giorni di scavi. Anche il capo del gruppo, dopo la moglie, si è costituito in carcere
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OTTO MILIONI SOTTO TERRA
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La terra ha restituito altro denaro. E il conto ora sfiora gli otto milioni di euro. Fondi neri, mai dichiarati al Fisco, nascosti dove si pensava nessuno li avrebbe mai trovati. E invece il tesoro, o parte di esso, è stato portato alla luce del sole dagli uomini della Guardia di Finanza e dei carabinieri che in Franciacorta hanno scavato a lungo da venerdì scorso nei terreni della coppia ritenuta ai vertici del gruppo di 22 arrestati per false fatturazioni da oltre mezzo miliardo di euro con più di 93 milioni di imposte evase.

Accompagnati dall’avvocato Lorenzo Cinquepalmi, dopo Silvia Fornari, che si è costituita a Verziano, anche il marito Giuliano Rossini si è presentato in carcere. Non a Canton Mombello, ma a Cremona. Da alcuni mesi erano andati via dall’Italia, quando hanno probabilmente avvertito che la magistratura aveva messo gli occhi su di loro. Già da anni prima.

È infatti il 24 giugno 2020 quando Silvia Fornari nell’ufficio di Gussago, ritenuto dagli inquirenti la base del gruppo dove si stampavano fatture false, parla con un imprenditore che la mette al corrente che la sua società è stata sottoposta a verifica fiscale. Il secondo alert per la coppia arriva un mese dopo.

Il 14 luglio 2020 infatti a uno degli arrestati, Marco Pesenti, la Finanza sequestra 153mila euro che l’uomo teneva in uno scatolone in auto. «Una cospicua somma di denaro ricevuta all’interno dell’azienda di Giuliano Rossini» scrivono i militari nell’informativa agli atti. I due sapevano ormai di avere i giorni contati e da mesi erano andati all’estero, prima addirittura lontani dall’Europa poi negli ultimi tempi nel vecchio continente pur mantenendo sempre i contatti con il figlio a Brescia.

Le prime ammissioni

Nei prossimi giorni marito e moglie saranno interrogati, mentre domani davanti al gip Matteo Grimaldi che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare si presenteranno il figlio della coppia, Emanuele Rossini, di 22 anni, e la zia del ragazzo nonché sorella della madre, Marta Fornari, 30 anni. Entrambi sono ai domiciliari e con ogni probabilità in questa fase sceglieranno di avvalersi della facoltà di non rispondere. Giuliano Rossini, imprenditore nel settore dei metalli ferrosi, e la moglie Silvia Fornari invece non appena sarà fissato l’interrogatorio risponderanno alle domande del giudice delle indagini preliminari e sono intenzionati a confessare.

Le prime ammissioni le avrebbero fatte già al loro difensore quando hanno scelto la strategia di ritorno in Italia. Gli ultimi sviluppi li hanno definitivamente messi con le spalle al muro. Il ritrovamento nel terreno degli otto milioni di euro in contanti è la prova regina per il sostituto procuratore Claudia Passalacqua, titolare dell’inchiesta con 77 persone indagate e attive soprattutto nel settore della compravendita dei rottami.

L’area è stata bloccata da chi indaga - © www.giornaledibrescia.it
L’area è stata bloccata da chi indaga - © www.giornaledibrescia.it

Il denaro, di ogni taglio ma soprattutto 50 e 100 euro, era conservato in sacchi, fusti e secchi, nascosti sotto il prato. Non in fila, ma in ordine sparso.

Quando Guardia di Finanza e Carabinieri sono arrivati sul posto, imbeccati da intercettazioni e alcune soffiate, la terra non era smossa. Il prato era perfetto e nulla poteva far pensare che sotto ci fosse un tesoro a sei zeri. I cash dog - addestrati per scovare banconote - hanno dato il segnale e con il primo scavo è venuta alla luce la montagna di soldi. Nei progetti della coppia bresciana doveva essere un luogo sicuro dove conservare a lungo termine i fondi neri. Non da prelevare con una certa regolarità, ma da dimenticare e impiegare a distanza di tempo quando le acque dell’inchiesta si sarebbero calmate. E invece il piano è naufragato e gli otto milioni di euro sono stati trovati e sequestrati.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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