Falsi crediti e veri rimborsi: 18 bresciani nella maxi inchiesta

Il meccanismo è già finito al centro di indagini bresciane. Come nel caso della maxi inchiesta Leonessa sui presunti legami tra mafia ed imprenditoria locale. Ora è la Procura di Milano ad accendere i riflettori sulle indebite compensazioni di debiti erariali, previdenziali e assistenziali con inesistenti crediti d’imposta. Il sostituto procuratore Paolo Filippini ha firmato un decreto di sequestro preventivo nei confronti di 88 persone. E tra queste 18 sono bresciane.
Ci sono imprenditori, tra cui un direttore sportivo di società di calcio dilettantistiche della provincia, commercialisti e intermediari finanziari. L’ammontare delle imposte non versate per effetto delle indebite compensazioni ammonta complesssivamente a oltre 25 milioni di euro tra il 2017 (678mila), il 2018 (19 milioni) e il 2019 (6 milioni). «Dal punto di vista dell’accollato debitore originario, non si può ritenere che sia inconsapevole o in buona fede rispetto alla compensazione indebita effettuata dall’accollante» scrive il pm che attraverso la Guardia di Finanza ha sequestrato beni mobili ed immobili fino al valore contestato ad ogni singolo indagato. «È concreto il pericolo che le somme giacenti sui conti degli odierni indagati, possano essere oggetto di immediata distrazione o cessione a terzi. È già stata evidenziata la vorticosa movimentazione bancaria e finanziaria» spiega il pm nel decreto di sequestro.
Alcuni dei 18 bresciani erano già finiti nell’inchiesta Leonessa, ma anche, come nel caso di un commercialista della città, nell’indagine che a febbraio aveva portato all’arresto di imprenditori e professionisti che avrebbero partecipato al sistema che, secondo gli inquirenti, aveva nello studio della commercialista Stefania Franzoni il cuore dell’evasione fiscale a colpi di F24. Proprio sui professionisti indagati, tra cui una consulente finanziaria di Sirmione, la Procura di Milano scrive: «Hanno un ruolo centrale e strategico nell’ambito del disegno criminoso e del know how delittuoso, rappresentando il trait d’union tra le società acollanti e le società accollate». Dall’indagine è emerso che 15 società finite sotto indagine hanno beneficiato dei contributi a fondo perduto del recente Decreto rilancio. Come nel caso di un 45enne di Gardone Valtrompia che il tre luglio ha incassato dallo Stato 10mila euro «sulla base - si legge agli atti - di fatturati viziati dalle indebite compensazioni».
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