Ex Ideal Standard liberata dai rifiuti e dalle baracche: la demolizione è vicina
Per anni è stato il rifugio dei disperati, la terra di nessuno in cui si nascondevano spacciatori e clandestini e purtroppo anche teatro di aggressioni e violenze. Ora l’ex Ideal Standard di via Milano è un cantiere a tutti gli effetti. Non c’è praticamente più traccia di rifiuti, baracche e giacigli. Sul terreno ci sono i solchi lasciati dalle ruote degli escavatori, le reti arancioni delimitano le zone di intervento e sono spariti i calcinacci rimasti dopo crolli, invasioni e sfondamenti.
Cambio di passo
Negli ultimi tre mesi infatti Idea Srl, la società che ha acquisto lo stabile per realizzare un parco fotovoltaico, ha investito risorse per decine di migliaia di euro per la pulitura dell’area, circa 160mila metri quadri complessivi, in vista della demolizione. Chi ha partecipato ai lavori ha contato «quaranta container di rifiuti e ben 38 chilogrammi solo di siringhe utilizzate dai tossicodipendenti. Ognuna pesa circa 10 grammi, erano migliaia». Per bonificare il sito oltre agli operai delle imprese edili coinvolte sono stati impiegati anche gli specialisti di una cooperativa che hanno messo in sicurezza i rifiuti a rischio bilogico, le siringhe appunto e il resto del materiale usato nella vendita, nella lavorazione e nel consumo della droga.
Palazzina e capannoni sono stati spogliati. Non ci sono più vetri, sono quasi spariti del tutto i tubi: resta solo materiale che potrà essere distrutto e smaltito sul posto. Idea infatti ha deciso, e ottenuto le autorizzazioni per farlo, di posizionare nell’area un mulino che frantumerà direttamente sul posto le macerie, rendendole «materia prima seconda», mps nel gergo dell’edilizia, cioè scarti che possono essere reimmessi nel sistema produttivo. «In questo caso saranno usati per eventuali riempimenti e poi saranno stoccati nel sotterraneo».La scelta ambientale
Uno dei «buchi neri» dell’ex Ideal era il sotterraneo: 12mila metri quadrati in cui erano accumulate tonnellate di rifiuti e in cui era letteralmente impossibile entrare: «Tre piccole ruspe hanno lavorato senza sosta per giorni e ora è tutto pulito». La società ha stimato che per portare via tutte le macerie sminuzzate che non verranno utilizzate serviranno circa mille viaggi di camion movimento terra. Per limitare l’inquinamento del quartiere si è dunque deciso di usare il sotterraneo come grande vasca e di riempirla con questa «sabbia». L’ultimo passaggio prima dell’abbattimento è l’analisi del terreno e delle costruzioni alla ricerca di inquinanti. Arpa se ne occuperà nei prossimi giorni ma la società si è già mossa. «Abbiamo fatto eseguire privatamente gli stessi esami e non abbiamo riscontrato la presenza di Pcb nel terreno o nei pavimenti e nelle colonne. Se tutto prosegue a maggio inizieremo ad abbattere i muri».
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