Emanuele Moraschini: «La mia sarà una Provincia del fare: Pnrr, Tpl e sblocca opere le priorità»

Emanuele Moraschini sarà il nuovo presidente della Provincia di Brescia. Sarà eletto tra una settimana, domenica 29 gennaio, dai 2.577 sindaci e consiglieri dei 205 Comuni bresciani.
È l’unico candidato in campo, frutto delle larghe intese e del patto istituzionale a cui le forze politiche hanno lavorato tra Natale e l’Epifania. Un «traghettatore» in attesa che la Provincia torni all’elezione diretta, cosa che potrebbe avvenire già tra un anno. Ma anche un «presidente del fare», come ama definirsi, con un piano concreto e serrato per «sbloccare» progetti ed opere in stand by da tempo.
Moraschini, lei è il sindaco di un piccolo Comune, Esine, di una grande provincia. Come è nata la sua candidatura per la guida del Broletto?
«In Italia i “piccoli paesi” rappresentano quasi il 70% del totale dei comuni della nostra Nazione, con quasi 10 milioni di abitanti. È stato il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Diego Zarneri, che come me è da sempre convinto che il futuro del nostro Paese passi dal rilancio delle Aree interne, che mi ha proposto la candidatura. Ho accettato con spirito di servizio verso tanti sindaci che devono poter contare su un ente provinciale efficiente e in grado di dare risposte».
Anche nel 2014 ci fu un unico candidato presidente. Ma al tempo Pier Luigi Mottinelli non riuscì ad avere l’appoggio di tutti i partiti (ci furono tre liste d’opposizione). Lei come ci è riuscito?
«Credo che abbia convinto il percorso con cui la candidatura è stata costruita. Il mio nome è stato indicato da Fratelli d’Italia e offerto alla coalizione di centrodestra, che ha poi deciso di mettere la proposta al centro di una piattaforma programmatica che potesse essere condivisa da tutti. Senso di responsabilità e impegno per il territorio hanno permesso una convergenza».
Che presidente vuole essere? Quali saranno le sue priorità?
«Voglio essere un presidente capace di trasformare questa larga condivisione in un’opportunità per dare risposte ai territori e risolvere problemi da troppo tempo irrisolti. Particolare attenzione merita il tema dei fondi Pnrr, serve un Ptcp attento alle esigenze dei territori e in ascolto delle Amministrazioni locali. Inaugureremo un “pacchetto sblocca opere”: un’accelerazione importante per tutte quelle infrastrutture che attendono da tempo il via libera. Lavoreremo per una rinnovata e riformulata viabilità secondo uno sviluppo organico per zone. Urgenti saranno gli interventi per l’edilizia scolastica e riformuleremo il trasporto pubblico locale (Tpl) per uno sviluppo dalla città verso l’hinterland e il resto della provincia. Brescia Capitale italiana della Cultura impone scelte strategiche in ambito di rilancio della cultura come fondamentale veicolo di promozione turistica, con particolare attenzione al patrimonio enogastronomico della provincia. L’ecosistema socio-economico della montagna sarà centrale per elaborare una strategia dedicata ai territori a bassa densità e per il rilancio delle aree montane sia contro lo spopolamento sia per la competitività».
Alcune forze politiche, penso a Forza Italia, temono che una coalizione così ampia sarà costretta ad accordi al ribasso per non alimentare le inevitabili differenze e sensibilità. È un rischio che vede anche lei?
«Timori superati dopo il perfezionamento della piattaforma programmatica, che è alla base della mia presidenza. La coalizione ampia è un’opportunità per affrontare temi irrisolti e strategici per lo sviluppo socio-economico del nostro territorio, una convergenza operativa, come del resto ha sempre suggerito la natura della stessa legge Delrio. Ma al contrario, sarà una “Provincia del fare”, proprio perché a unire sono i bisogni e la necessità di azioni concrete pre-condivise».
Il Governo sta lavorando alla riforma delle Province con il ritorno all'elezione diretta, cosa che potrebbe già avvenire tra un anno. Come vive l'idea che il suo mandato possa essere così breve?
«A nove anni dall’entrata in vigore della legge Delrio, il Governo ha annunciato di voler mettere fine alle lacune, alle contraddizioni e alle tante criticità di quella riforma. Concordo che sia necessario mettere mano a una riforma incompiuta con il ritorno all’elezione diretta degli organi provinciali, ma sarà anche necessario definire le competenze costituzionali e le responsabilità legislative e finanziarie, al fine di migliorarne l’esercizio delle funzioni. Il percorso per la definizione del nuovo assetto delle Province ha iniziato l'iter nelle commissioni parlamentari, ma sui tempi e le modalità non ci sono ancora certezze. Un orizzonte temporale breve ha favorito un accordo istituzionale che si tramuterà in opportunità concrete per i territori. Poi staremo a vedere. Ora occorre agire. La possibilità di un mandato breve è solo da stimolo per non perdere tempo».
Quando e come distribuirà le deleghe? Ognuno dei 16 consiglieri, sia di centrodestra che centrosinistra, ne avrà una?
«Abbiamo condiviso una distribuzione delle deleghe allargata a tutti i consiglieri, ne discuteremo nei prossimi giorni. Premieremo merito, competenze e impegno. Non seguiremo logiche partitiche, ma operative».
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