Dal Pnrr arrivano 47 milioni ai Comuni bresciani per siti internet e servizi digitali

Tra il 2023 e il 2025 i Comuni bresciani potranno rifare i propri siti internet e integrare una serie di servizi pubblici online grazie a 20 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). In totale, la provincia di Brescia riceverà più di 47 milioni di euro di finanziamenti nell’ambito di un piano per digitalizzare la pubblica amministrazione italiana, che prevede investimenti di 6,74 miliardi, di cui circa 2 per gli enti locali.
L’obiettivo è rendere i servizi per i cittadini più veloci, accessibili e con più funzioni cominciando dai siti internet. Per questi sono 188 i comuni bresciani che nei mesi scorsi hanno ottenuto 20.556.759 euro.
I primi bandi sono stati pubblicati ad aprile nell’ambito della linea di investimento 1.4 del Pnrr chiamata «servizi digitali e cittadinanza digitale». Per i comuni sono stati stanziati fondi anche per l’abilitazione al cloud e l’adozione dello Spid, di pagoPA e dell’app Io, cioè sistemi di identità digitale o piattaforme che permettono ai cittadini di accedere all’anagrafe, richiedere autorizzazioni o contributi, iscriversi a graduatorie, prenotare un appuntamento, pagare tasse e multe online.
Secondo i dati pubblicati sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale, tra maggio e novembre hanno fatto domanda per almeno una delle risorse del Pnrr destinate alla Pa digitale 205 comuni bresciani, cioè tutti tranne uno (Berlingo). I finanziamenti sono arrivati tra agosto 2022 e il 30 gennaio 2023.
I siti internet
Il finanziamento più grande ricevuto dai comuni bresciani è quello per i siti internet, che sono considerati un obiettivo essenziale per migliorare una serie di servizi digitali. Il meccanismo con cui viene erogato è quello dei voucher e l’unico criterio per l’assegnazione dei finanziamenti indicato dai bandi è il numero dei residenti di ogni comune. Per i comuni fino a cinquemila abitanti sono previsti 28.902 euro solo per il sito e 12.755 euro per ogni servizio richiesto fino a un massimo di quattro servizi, quelli che hanno tra i cinquemila e i ventimila abitanti possono avere 51.654 euro per il sito e 25.895 per ogni servizio, e così fino alle città sopra i duecentocinquantamila abitanti, che ottengono 500.243 euro per il sito e 77.684 per ogni servizio.
Brescia è tra le città italiane assegnatarie di un importo più alto: 516mila euro. Seguono Desenzano del Garda, Montichiari e Lumezzane, che hanno ottenuto 280mila euro ciascuno (i dati completi dei finanziamenti comune per comune sono sul sito del Giornale di Brescia). Nel grafico qui sotto potete trovare gli importi dei finanziamenti finora ricevuti con i dati comune per comune.
Per realizzare i nuovi siti, i Comuni possono affidarsi ad aziende esterne che devono rispettare le indicazioni e i requisiti di Designers Italia, un progetto di professionisti che hanno lavorato a un prototipo di sito accessibile e uguale per tutti. Ci sono quindi modelli già pronti, che descrivono in modo dettagliato le funzioni e le grafiche. Dal decreto di finanziamento, i comuni hanno dai 6 ai 9 mesi per scegliere il fornitore e dopo la firma del contratto un anno per avere il sito online.
Il cloud
La seconda misura che ha ottenuto più finanziamenti nel Bresciano è l’abilitazione per il cloud, cioè la tecnologia che permette di elaborare dati tramite internet spostandoli da server locali vecchi e poco sicuri a un sistema di archiviazione esterno. In totale i 178 comuni bresciani che risultano assegnatari delle risorse stanziate dai bandi di aprile e luglio potranno beneficiare di un importo di 14 milioni e 862mila euro, ripartiti sulla base del numero di abitanti e dei servizi.
In testa c’è ancora Brescia città, che ottiene da sola più di un milione di euro. Finanziamenti sopra i duecentomila euro spettano soltanto a Desenzano e a Montichiari, poi Lumezzane con 199.178 euro.
A questi soldi va aggiunto il fondo per lo Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), cioè un’identità digitale composta da username e password personali con le quali si può accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e sulla cui esistenza il governo sta dibattendo parecchio proprio in questi giorni. A oggi sono stati stanziati 125 milioni di euro per gli enti locali, a ciascuno dei quali possono essere concessi 14mila euro. In provincia di Brescia è stato dato un finanziamento a 135 comuni.
L’importo
Questi soldi sono tanti o pochi? «Difficile dirlo, dipende da quali servizi un sito deve offrire - dice Gianfranco Ballerini, fondatore di TXT Novigo, una società bresciana che si occupa di sviluppo tecnologico e consulenza -. Se deve offrire servizi dispositivi come l’accesso all’anagrafe, calcolare imposte, pagamenti, eccetera, è chiaro che il costo è molto più alto rispetto a quello di un sito vetrina che offre solo contenuti informativi». Si tratta comunque di somme consistenti e per Ballerini sarebbe importante che i comuni potessero confrontare la qualità e il prezzo dei fornitori prima di assegnare i lavori. «È chiaro che un ente locale più grande è strutturato per controllare referenze, certificazioni, addetti di un’azienda, mentre un comune piccolo con meno dipendenti fa più fatica. Ci sarebbe bisogno di un aiuto a coordinare gli investimenti». Anche per evitare che i prezzi si gonfino davanti a una buona disponibilità dei comuni.
L'importo
I risultati si vedranno nei prossimi due anni ma intanto il fondo da 47 milioni e 200mila euro per i servizi digitali agli enti locali del Bresciano sono - ovviamente - una risorsa più che gradita. «Le risorse del Pnrr sono fondamentali per i comuni bresciani, che devono digitalizzarsi e riuscire a garantire ai cittadini l’accesso ai servizi da casa, visto che siamo nel 2023» dice la presidente dell’Associazione comuni bresciani (Acb) Cristina Tedaldi.Non c’è un quadro istituzionale sullo stato dell’arte attuale dei siti internet dei comuni, quindi al momento non si sa esattamente quali siano le criticità o i punti di forza di ciascuno nell’offerta dei servizi digitali, ma per Tedaldi «il Pnrr rappresenta comunque un’occasione importante per fare un salto in avanti sul fronte della digitalizzazione di molte pratiche».
Sono tanti soldi e negli scorsi mesi è emersa una difficoltà dei comuni a gestirli, specie quelli più piccoli. A novembre infatti diversi sindaci bresciani hanno lanciato un appello al governo per chiedere più tempo e per snellire le procedure dei progetti, perché tra personale carente e burocrazia temevano di non riuscire a rispettare le scadenze e quindi perdere i fondi. Tedaldi conferma le preoccupazioni ma non vede grossi rischi all’orizzonte per quanto riguarda i servizi digitali. «I comuni piccoli ora sono molto più preoccupati di non riuscire a fare gli investimenti su infrastrutture e immobili per i quali hanno ottenuto finanziamenti anche cospicui - spiega -. Per i siti internet si potranno affidare a qualcuno di esterno, quindi il tema delle professionalità interne non si pone in questo caso».
Il problema del monitoraggio
C'è però un problema di monitoraggio per quanto riguarda i progetti finanziati dal Pnrr. Questo perché i database relativi alle opere che devono essere realizzate con i fondi del Pnrr sono estremamente carenti. Tanto che Open Polis, la fondazione che pubblica e approfondisce i dati su politica, economia e territori e ha creato un portale proprio per il Pnrr, ha presentato a inizio febbraio una nuova richiesta di accesso agli atti al governo. «È la seconda che mandiamo perché ancora oggi non esiste un modo per monitorare i singoli progetti - spiega Luca Dal Poggetto, datajournalist di Open Polis -. Da mesi stiamo portando avanti una battaglia su questo tema con diverse associazioni perché è impossibile verificare l’avanzamento di un progetto, ma anche i soggetti coinvolti o la sua localizzazione». Queste informazioni dovrebbero essere caricate dai soggetti beneficiari su una piattaforma chiamata Regis, che però è accessibile solo agli addetti ai lavori.
Il problema riguarda quindi anche lo stato dell’arte dei progetti di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni. «Sappiamo quante risorse sono state date a quale comune e per cosa, ma non abbiamo altri dati per monitorare come proseguiranno i lavori» dice Dal Poggetto, che sottolinea un’altra criticità nel bando per i siti internet degli enti locali: «È stato scelto come criterio di assegnazione dei fondi il numero di abitanti di ciascun comune e infatti la Lombardia è la regione che prende più soldi. Ma è anche una delle regioni più avanzate sul fronte dei servizi digitali. Nonostante il criterio demografico sia abbastanza fisiologico, sarebbe stato meglio fare prima un’analisi a tappeto dei bisogni così da poter distribuire le risorse in base alle esigenze reali, ma non lo si è fatto per via dei tempi». Il rischio però così è di aumentare il divario territoriale, quando invece la sua riduzione è una delle priorità trasversali del Pnrr.
Un altro punto non chiaro rispetto ai fondi per i servizi digitali dei comuni è dato dalle candidature «rinunciatarie», cioè quelle dei comuni che si sono inizialmente aggiudicati le risorse e poi hanno deciso di rinunciarvi. Non si trova una spiegazione. Sono 212 quelle ritirate dai comuni bresciani. «A livello nazionale ne abbiamo contate un totale corrispondente a 250 milioni di euro su 1,7 miliardi già stanziati - prosegue Dal Poggetto -. Non sono molte quindi, ma non si conoscono i motivi delle rinunce. Si può ipotizzare che magari le procedure del Pnrr siano troppo complesse per alcuni comuni, specie i più piccoli con poco personale a disposizione, oppure che i fondi non siano stati ritenuti sufficienti dagli enti locali».
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