Da Lisbona a Rebibbia: il ritorno di Tramonte in Italia

Maurizio Tramonte è stato estradato: nel carcere romano sconterà l'ergastolo a cui è stato condannato per la strage di piazza Loggia
Maurizio Tramonte - Foto Ansa/Telenews
Maurizio Tramonte - Foto Ansa/Telenews
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Era partito dall'Italia da uomo libero in attesa di giudizio. È tornato oggi da condannato all'ergastolo

Sei mesi dopo essere stato fermato in Portogallo a Fatima, Maurizio Tramonte è stato estradato per scontare nel nostro Paese la condanna al fine pena mai per la Strage di Piazza della Loggia del 1974

Aveva lasciato Brescia una settimana prima della pronuncia della Cassazione che lo scorso 20 giugno, condannando Tramonte e Carlo Maria Maggi che sta scontando la pena ai domiciliari, aveva messo la parola fine su una vicenda giudiziaria lunga 43 anni. Tanti ne sono passati infatti dallo scoppio della bomba a Brescia che fece otto vittime e 102 feriti. Per la Giustizia italiana Maurizio Tramonte, 65 anni compiuti in carcere ad agosto, all'epoca dei fatti informatore dei Servizi segreti con il nome di Fonte Tritone, aveva partecipato all'organizzazione dell'attentato di natura fascista partecipando alla riunione decisiva di Ordine Nuovo. 

«Non stavo scappando, se avessi voluto lo avrei fatto anni prima», disse a giugno al momento del fermo a Fatima dove era arrivato a bordo della vettura intestata alla moglie alla quale aveva tolto il telepass. I familiari sostengono che stesse affrontando un percorso spirituale dopo essere già stato nei mesi prima a Lourdes e alla Basilica di Sant'Antonio a Padova. 

Dal 21 giugno Tramonte, che a Brescia gestiva un'agenzia immobiliare, li ha trascorsi in cella a Lisbona da dove questa mattina alle 9.25 è partito su un volo della compagnia portoghese Tap atterrato all'aeroporto di Fiumicino alle 13.30. Era scortato dagli agenti dello Scip, il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che lo hanno più accompagnato nel carcere di Rebibbia dove rimarrà almeno per un primo periodo.

«Speriamo possa poi essere trasferito più vicino a casa», è stato il commento della figlia Claudia, che vive a Brescia. Ad inizio 2018 potrebbe chiedere il trasferimento al Nord in uno dei carceri tra Bollate e Opera. «L'unico mio pensiero di oggi è che lui è terrorizzato dall'aereo e sto pensando a quanto stia male e se dovesse sostenere interrogatori, come lo massacreranno - ha aggiunto la figlia di Tramonte -. Mi ha sempre detto di essere innocente e gli credo e sono convinto debba lottare fino in fondo, fondo alla Corte dei diritti europei per dimostrare la sua innocenza». 

«È una soddisfazione la chiusura di questa vicenda perché la latitanza era un'altra ferita nei confronti di una città che ancora oggi soffre per la Strage di Piazza Loggia», ha commentato il Procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell'Osso. Tra chi aspettava il ritorno in Italia di Tramonte c'è anche Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria di Brescia e marito di una delle vittime di Piazza Loggia. 

«Se Tramonte riconosce la sentenza siamo disposti ad aprire con lui un dialogo. Io per primo lo incontrerei», ha detto Milani che, proprio per non aver abbandonato la battaglia lunga 43 anni, Brescia vorrebbe vedere senatore a vita. Da qui la raccolta firme iniziata online mesi fa e ancora in corso. «Prima di tutto però Tramonte deve rendersi conto che la vicenda è un pezzo di storia dell'Italia e che ancora può essere chiarita in diverse sue parti». 

Dello stesso avviso il parlamentare del Partito democratico Alfredo Bazoli, che nello scoppio della bomba del 28 maggio 1974 perse la madre. «Giusto che Tramonte sconti in Italia la pena dell'ergastolo. Speriamo - ha aggiunto - che in carcere possa dire quello che sa e che ancora non ha mai detto su quella vicenda». 

Sulla strage sono ancora aperti due filoni di inchiesta: uno in Procura Minorile a Brescia e l'altro in Procura ordinaria per individuare chi materialmente ha posizionato è fatto esplodere l'ordigno il 28 maggio 1974.

 

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