Da Brescia all’Africa: mezzo milione di euro e 50mila vaccinazioni

Continua in Mozambico l’opera di Medicus mundi grazie alla campagna «un vaccino per tutti»
In un villaggio aperto il «centro vaccinale» per adolescenti - © www.giornaledibrescia.it
In un villaggio aperto il «centro vaccinale» per adolescenti - © www.giornaledibrescia.it
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Tre su dieci. La percentuale di copertura vaccinale nei Paesi dell’Africa subsahariana è decisamente molto bassa rispetto agli obiettivi di protezione della popolazione. Tuttavia, l’obiettivo finora raggiunto è significativo se si tiene conto delle difficoltà a condurre una campagna vaccinale in un territorio molto vasto: non basta il farmaco, bisogna garantirne il trasporto, la catena del freddo e il personale sanitario per la somministrazione. Risultati ottenuti anche grazie a Brescia e alla campagna «un vaccino per tutti» lanciata da Confindustria Brescia in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil provinciali.

Idea nuova

Una raccolta fondi che è stata possibile «grazie a un’idea nuova di relazioni tra industria e sindacato» e strettamente collegata alla campagna vaccinale dei lavoratori. Risultato: quasi mezzo milione di euro raccolti e affidati a Medicus mundi che ha garantito la vaccinazione di 37.500 persone in Mozambico, uno dei paesi più poveri del mondo. Una restituzione, dunque, all’impegno di lavoratori, sindacati e industria che hanno avuto uno sguardo capace di andare oltre i confini. Del resto, la pandemia ha dimostrato la fragilità e la permeabilità estrema delle nostre «cortine» nazionali. L’onda lunga di «un vaccino per tutti», tuttavia, non si ferma. Da poco, infatti, Medicus, l’organizzazione non governativa che lavora affinché l’accesso alla salute sia un diritto di ogni persona, anche di coloro che vivono nei Paesi a risorse limitate, ha consegnato alla direzione provinciale di Salute di Inhambane, Mozambico meridionale, altre quattordicimila dosi per supportate la campagna vaccinale nel distretto di Massinga e come dosi di richiamo per gli adulti e prime dosi ai giovani dai dodici ai diciassette anni.

I problemi

Le vaccinazioni anti Covid-19, pur tra i mille problemi logistici, avevano registrato un ritmo relativamente sostenuto nella prima metà dell’anno, per poi interrompersi a causa di altre emergenze sanitarie. «In quasi tutta l’Africa subsahariana la pandemia Covid-19 si è aggiunta ad altre epidemie ed emergenze sanitarie, in contesti nei quali è forte la difficoltà di accesso ai servizi di salute da parte della popolazione più vulnerabile, soprattutto nelle aree rurali - raccontano a Medicus -. I villaggi rurali di cinque importanti distretti del Mozambico sono lontani anche decine di chilometri dal più vicino centro di salute. In oltre cento villaggi di quell’area, sempre nella provincia meridionale del Paese, Medcus mundi è presente da più di quindici anni e realizza ogni anno più di ottocento "brigadas moveis», équipes sanitarie mobili che offrono servizi essenziali di promozione e assistenza sanitaria, soprattutto alle gestanti, alle mamme e ai bambini». Con quasi mezzo milione di euro raccolti, ad oggi, sono state rese possibili oltre cinquantamila somministrazioni.

Non basta la fiala

Nello specifico, oltre a siringhe, aghi e piccoli inceneritori, sono stati formati infermieri e tecnici e sensibilizzata la popolazione sull’importanza della vaccinazione; si sono forniti congelatori, dispositivi di protezione, tamponi rapidi, saturimetri, monitor cardiaci, tende per triage e isolamento pazienti. A breve sarà acquistata un’ambulanza per il distretto di Panda, cinquantamila abitanti, che oggi possiede una sola ambulanza che deve rimanere a disposizione del centro di salute distrettuale. «Grazie a "un vaccino per tutti" - spiegano a Medicus mundi, ong diretta da Massimo Chiappa - oltre a sostenere le vaccinazioni del programma nazionale anti Covid-19 nei centri di salute, nelle scuole e nei mercati, ora le somministrazioni avvengono anche direttamente nei villaggi rurali. Il nostro impegno è costante e continuo, perché crediamo che continuare a vaccinare anche nei paesi più poveri del mondo, dove i sistemi sanitari sono fragili e insufficienti, è un bisogno ma anche un dovere. Non solo per solidarietà, ma anche per la sicurezza di noi tutti».

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