LA PRESENTAZIONE
Curare la sofferenza dei giovani post pandemia con la cultura: il progetto «Youth CoLab»
Ansia, depressione, isolamento sociale. Ormai è risaputo che la pandemia ha determinato un peggioramento della qualità della vita di tutti noi. I giovani, assieme agli anziani, sono stati la categoria più colpita: il loro è un disagio psichico che dura anche al giorno d’oggi.
È in questo contesto che si inserisce il progetto «Youth CoLab», finanziato dal bando regionale «Giovani Smart» di Regione Lombardia e rivolto a ragazzi di età compresa tra i 16 e i 34 anni. Presentato nella conferenza stampa di stamattina in Loggia, il progetto «è un’attività a sostegno delle fragilità delle persone. Si colloca tra i servizi di salute mentale del territorio, per offrire opportunità culturali ai giovani attraverso attività specifiche» spiega Ilaria Liscidini, coordinatrice delle azioni di progetto.
L’idea è quella di offrire corsi e laboratori inseriti in un contesto a 360 gradi. Centrale è il concetto di «cultura come cura» come afferma la vicesindaca Laura Castelletti, che ha introdotto la conferenza. «Abbiamo la necessità di seguire il fenomeno sviluppatosi tra i giovani dopo la pandemia». In particolare, tra le attività proposte ci sono laboratori di scrittura emotiva, un laboratorio musicale, un laboratorio di comunicazione digitale, e corsi di mindfulness.
Gli obiettivi
Durante i vari laboratori si cerca di creare momenti in cui «il gruppo stesso di persone che partecipa diventa il gruppo di supporto» commenta Liscidini. Della stessa idea è il professor Paolo Cacciani, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze Asst Spedali Civili Brescia: «Nel ‘78 la psichiatria era incastonata solo nell’ambito dei manicomi. Ora è diventata di comunità e si crea cooperazione: l’elemento strutturale è rappresentato dalle persone stesse».
Attraverso il gruppo e la cultura ci si indirizza verso il cosiddetto «benessere psicologico». «Il filo è quello di fornire una serie di strumenti in grado di far riflettere i giovani sulle loro difficoltà attraverso la lettura e la scrittura» racconta Ruggero Radici, vicepresidente e responsabile de La Rondine, Società Cooperativa Sociale ONLUS. «Ad esempio, con il consiglio e la lettura di determinati libri si incoraggiano i giovani a ridefinire le proprie esperienze». Il tutto inserito in un contesto geografico quale il CoLab Torre Cimabue, uno spazio di integrazione e di accoglienza inaugurato circa un anno fa, dove ha sede il progetto.
Non si tratta quindi di curare solo determinate patologie, ma di trovare un benessere collettivo per contrastare i disagi causati dal periodo di pandemia attraverso il dialogo e la comunicazione, rivolgendosi in primis alla categoria più danneggiata: i ragazzi. Il progetto Youth CoLab vede la collaborazione dell'Associazione Il Chiaro del Bosco ONLUS, in partenariato con ASST Spedali Civili di Brescia, Comune di Brescia e La Rondine Cooperativa Sociale. Ulteriori informazioni su come partecipare ed iscriversi al progetto possono essere trovate sul sito.
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