Ansie da Covid: un aiuto concreto agli adolescenti

Aiutiamo i ragazzi a dimenticare Covi-19. Potrebbe sembrare una provocazione, nei giorni caldi dell’esplosiva quinta ondata. Invece si tratta di un intervento concreto rivolto agli adolescenti che hanno attraversato tutte le ondate della pandemia e che stanno vivendo anche quest’ultima, seppur con un livello di stress più contenuti.
A chi ci si rivolge
L’aiuto è rivolto a giovani dai 16 ai 25 anni che, durante il periodo pandemico, hanno manifestato segni e sintomi di problemi legati alla salute mentale. Il progetto, cofinanziato dalla Fondazione della Comunità Bresciana, è promosso dall’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) Fatebenefratelli, si realizza attraverso interventi psicoeducativi. Si partirà con una consulenza diagnostica gratuita a chi chiede aiuto e, se gli specialisti lo riterranno necessario, verrà proposto di partecipare ad uno dei tre possibili percorsi psicoeducativi specialistici di gruppo per la cura di tre problemi: ansia e depressione, regolazione emotiva (causa di autolesionismo e disturbi alimentari) e ritiro sociale o fobia.
Le aree di intervento
La prima area è dunque quella dei quadri depressivi e ansiosi non gravi che spesso sono accompagnati da comportamenti di isolamento e difficoltà scolastiche; la seconda area riguarda la difficoltà a comprendere e gestire i propri stati emotivi; la terza riguarda il ritiro sociale, un fenomeno emergente che riguarda i giovani che spesso sperimentano un senso di isolamento e non appartenenza che possono sfociare, ad esempio, nella riduzione delle relazioni sociali, nell’abbandono scolastico o, nei casi più gravi, nella chiusura in casa.
«L’adolescenza è un periodo chiave poiché la gran parte delle malattie mentali esordisce entro i 25 anni - osserva la responsabile del progetto, Roberta Rossi -. Si stima che il 10% dei bambini e dei giovani abbia problemi di salute mentale così significativi da avere un impatto non solo sulla loro vita quotidiana ma, se non trattati, anche sulla loro salute mentale in età adulta». I dati sono frutto dell’osservazione diretta in alcuni studenti degli Istituti superiori di Brescia.
In queste scuole l’Irccs Centro san Giovanni di Dio, nell’ambito di un progetto finanziato dal Bando giovani ricercatori del ministero della Salute, è stato condotto un sottostudio per valutare l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale degli studenti. I risultati (pubblicati su Child and Adolescent Psychiatry and Mental Health) hanno dimostrato che la pandemia non è stata uguale per tutti. «Se è vero che il Covid ha avuto un impatto negativo sulla salute mentale di un gruppo di giovani, aumentando i livelli di ansia, di depressione e di stress (23.5% degli intervistati), una parte di loro si è mantenuta stabile e una parte ha mostrato dei miglioramenti, soprattutto a livello dell’ansia, probabilmente dovuti alla diminuzione di tutte quelle sollecitazioni sociali che possono essere fonte di stress per un adolescente (scuola, relazioni interpersonali) e indicando pertanto solo un effetto benefico temporaneo che richiede un attento monitoraggio - spiega Roberta Rossi, psicologa psicoterapeuta, responsabile Unità di Ricerca Psichiatria dell’Irccs -. Va sottolineato che l’aumento della frequenza dei comportamenti disadattivi (autolesionismo, utilizzo di sostanze, problemi alimentari) a cui l’Istituto da anni dedica percorsi di cura specifici, è stato riscontrato come un segnale di peggioramento della salute mentale».
Lo studio
Un recente studio epidemiologico ha mostrato che il 35% degli intervistati è risultato positivo allo screening per almeno uno dei disturbi mentali valutati nel corso della vita e il 31% ad almeno un disturbo nei 12 mesi antecedenti l’intervista. I disturbi, in genere, hanno avuto insorgenza nella prima adolescenza (14-16 anni) e la diagnosi precoce è cruciale. L’emergenza Covid-19 che nelle prime ondate, oltre al distanziamento fisico che sarebbe opportuno mantenere tuttora, aveva comportato anche la chiusura delle scuole, limitato gli accessi ai servizi di cura e chiuso gli spazi di svago, ha avuto un impatto importante sui giovani, oltre che su chi già vive in una condizione di fragilità. Rossi: «In un ampio studio condotto negli Stati Uniti su studenti di un college, è stato appurato che quasi la metà degli studenti (48.14%) mostrava livelli di depressione da moderati a gravi, che circa 1/3 (38.48%) presentava livelli di ansia da moderati a gravi e che circa un giovane su 5 aveva pensieri suicidari».
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