Bonus psicologo, seimila richieste nel Bresciano: 6 su 10 da giovani

Dopo la pandemia in un minore su quattro si manifestano disturbi d’ansia e di depressione
Un minore su quattro ha problemi di ansia e di depressione - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un minore su quattro ha problemi di ansia e di depressione - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Delle trecentomila richieste di Bonus psicologo in Italia, oltre seimila sono state presentate nel Bresciano. Oltre il 60% proviene da persone al di sotto dei 35 anni. Giovani e giovani adulti che con difficoltà stanno cercando di riprendere in mano le loro vite, dopo i lunghi mesi della pandemia.

La nota è contenuta in un rapporto della Commissione europea diffuso ieri in Occasione della Giornata mondiale della Salute mentale.

Vite sconvolte

Mariya Gabriel, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, ha dichiarato: «I giovani sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia. Hanno visto sconvolta la loro vita. Dobbiamo continuare a sostenere i nostri giovani con interventi concreti. La possibilità di tornare a impegnarsi e di partecipare alla comunità, i servizi di sostegno dedicati e l’inclusione delle persone più vulnerabili devono essere al centro dei nostri sforzi».

La disponibilità del Bonus nazionale, inizialmente di dieci milioni, è stata portata a 25 dal Decreto Aiuti bis per accogliere più domande. A proposito, il Bonus si potrà richiedere fino al 24 ottobre: la scadenza per inviare la domanda sul sito dell’Inps è fissata per il 24 ottobre.

Bonus e psicologo di famiglia

Domani, invece, in Commissione Sanità del Consiglio regionale, ci sarà un’audizione in merito al progetto di legge presentato dalla vicepresidente Simona Tironi concernente l’istituzione della Psicologia delle cure primarie».

«Il Bonus nazionale è una tantum, mentre lo psicologo che Regione Lombardia sta istituendo sarà una figura strutturata sul territorio e nelle Case di comunità e gratuita per tutti i cittadini». Aiuti concreti, come quelli che ogni giorno vengono erogati, in situazioni difficili, dalla Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Asst Spedali Civili.

Numeri da brivido

Ieri, in un incontro corale, il direttore Elisa Fazzi, ordinario all’Università Statale di Brescia, nonché presidente della Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, ha dato numeri da brivido: «Con la pandemia la sofferenza dei ragazzi è aumentata in modo drammatico e si sono triplicati i disturbi del comportamento alimentare, oltre a casi gravi e complessi di autolesionismo. Stiamo facendo sforzi immensi per riuscire a dare risposte e se riusciamo ad ottenere risultati è proprio grazie alla rete di continuità tra quello che si fa in ospedale e i servizi territoriali. Dobbiamo, però, far funzionare ancora al meglio i servizi domiciliari e i gruppo con i genitori, perché è fondamentale far arrivare il più possibile interventi precoci nei contesti di vita dei ragazzi». Sforzi enormi per adeguare i servizi ai bisogni aumentati in modo vertiginosi, anche se la tendenza alla crescita è iniziata una decina di anni fa e non si è più arrestata.

Realtà ignorata

«Nonostante numeri da vera e propria emergenza sanitaria - spiega Elisa Fazzi nel suo ruolo di presidente della Società scientifica - i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono spesso drammatici e tragicamente trascurati dal nostro Sistema sanitario nazionale. I posti letto di fatto non sono sufficienti e sono distribuiti in modo diseguale nel Paese. Ci si appoggia ai reparti di Pediatria in una logica di supporto e accoglienza più che di progetto di cura e, spesso, anche in quelli di Psichiatria adulti, per nulla adatti all’accoglienza e alla cura dei minorenni e dei loro genitori. Occorrono non solo risorse per l’urgenza, ma soprattutto potenziamento della rete dei servizi territoriali per intercettare i ragazzi ai primi sintomi».

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