Cultura e creatività, 313 milioni e più di mille posti di lavoro persi col Covid

Un parziale recupero. Siamo ancora molto lontani dai numeri del 2019, ma è andata meglio che nel 2020 segnato dallo sprofondo rosso provocato dal Covid.
Il sistema produttivo culturale e creativo bresciano l’anno scorso ha registrato una forte ripresa, generando 1,6 miliardi di ricchezza, 115 milioni in più che nel 2020, ma ancora 99 in meno rispetto al 2019. Dati in linea con l’andamento nazionale: le attività legate alla cultura, alla bellezza, alla creatività sono ancora in crisi, tuttavia il comparto si sta rialzando e soprattutto resta uno dei punti forza del nostro Paese. È quanto emerge dal XII Rapporto «Io sono cultura» realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere.
Segnali positivi che danno fiducia, tanto più considerando la vitalità del 2022, che ci riavvicina all’epoca pre Covid. Vedremo nel prossimo Rapporto in quale misura, sperando che il 2023 - anno di Brescia e Bergamo Capitale italiana della Cultura - si traduca in un’esplosione di iniziative con benefiche ricadute su reddito e posti di lavoro. A soffrire, in questi anni, sono stati i due settori più sensibili del sistema: gli spettacoli (con una perdita di 1,2 miliardi nel biennio a livello nazionale) e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico (-361 milioni).
Live
Sono le attività live, penalizzate dai lockdown, dalle restrizioni, dai malati, dai vuoti di chi temeva il contagio. Anche il numero degli occupati certifica il danno subito dal mondo che vive di cultura e creatività. Nel Bresciano gli addetti che nel 2019 sfioravano le 30mila unità sono scesi sotto i 28mila. In due anni si sono persi 1.175 posti di lavoro, 3/4 solo nel 2020. Nel biennio la ricchezza mancata è stata invece di 313 milioni. Il sistema produttivo culturale e creativo, come considerato dalla ricerca, si compone di due macrosettori. Il cuore comprende architettura e design, comunicazione, audiovisivo e musica, videogiochi e software, editoria e stampa, arti performative e visive, patrimonio storico e artistico. Made in Italy.
L’altro comparto è il creative driven, formato da imprese, competenze e professionisti culturali e creativi al servizio della manifattura: tutto ciò che accresce il valore simbolico dei prodotti, il made in Italy, insomma.
Alcuni esempi bresciani
Nel 2019 la ricchezza generata dagli spettacoli e dalle arti visive fu di 85,2 milioni, nel 2020 il crollo a 65,2, l’anno scorso la risalita a 69,2 milioni. Quanto al patrimonio storico e artistico siamo scesi da 35 milioni a 29 per risalire a 31,7 nel 2021. L’audiovisivo e musica è crollato: dai 40 milioni del 2019 ai 29 dei due anni seguenti. L’unico settore a crescere a livello nazionale, influenzato dalle restrizioni imposte dal Covid, è stato quello dei videogiochi e software: + 7,6%.
Ma non nel Bresciano, dove il valore aggiunto è passato dai 197 milioni del 2019 ai 174 dell’anno scorso. Notevole il prezzo pagato anche dalle attività legate al creative driven: il valore aggiunto è sceso dal miliardo pre Covid agli 892 milioni del 2020 e ai 979 del 2021. Sul fronte dell’occupazione, secondo l’indagine, i bresciani che nel 2019 vivevano di arte e spettacoli erano 1.513, l’anno scorso 1.260. Un tracollo rispetto ai 1.340 che avevano resistito nel 2020. Tanti hanno preferito (o dovuto) cambiare mestiere.
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