Covid, seimila contagi in tre giorni ma pochi pazienti gravi in ospedale

Sono 156 i ricoverati con nel territorio bresciano, di questi però «solo» due in Terapia intensiva
Sono solo due i ricoverati in terapia intensiva per Covid nel Bresciano - © www.giornaledibrescia.it
Sono solo due i ricoverati in terapia intensiva per Covid nel Bresciano - © www.giornaledibrescia.it
AA

Con seimila persone positive al Coronavirus nel Bresciano solo negli ultimi tre giorni non ci sono più dubbi: siamo nel pieno di un’ondata pandemica caratterizzata da un’altissima contagiosità del virus.

Tant’è che nel pomeriggio di ieri la vicepresidente e assessore al Welfare della Lombardia Letizia Moratti ha riunito l’Unità di crisi regionale per fare il punto sulla rapida crescita dei contagi da Covid. Rispetto alla settimana scorsa sono aumentati del 50% e del 160% rispetto a 15 giorni fa. L’assessorato al Welfare lombardo ha riferito inoltre che l’incidenza nella Regione è di 672 nuovi casi ogni 100mila abitanti, ma è comunque più bassa rispetto alla media italiana di 754.

A fronte del nuovo quadro, le autorità sanitarie raccomandano la quarta dose di vaccino alle persone fragili. Ad oggi è stata somministrata al 96% degli ospiti delle Rsa, mentre per gli over 80 la percentuale è ferma al 23%.

Ricoveri

Alla rapida crescita dei contagi dovuta alla variante Omicron 5 del virus SarsCov2 corrisponde in proporzione un aumento dell’infezione Covid e dei casi che richiedono di essere curati in ospedale. Nella rete ospedaliera bresciana i ricoverati nei reparti Covid sono 156 (dato aggiornato a giovedì sera). Di questi, due sono in Terapia intensiva.

Dal report di aggiornamento dell’Asst Spedali Civili emerge che è «mediamente stabile l’afflusso di pazienti Covid al Pronto soccorso: 18 gli accessi nella giornata di giovedì». In tutto il territorio dell’Agenzia di tutela della Salute di Brescia i nuovi contagi nella giornata di giovedì sono stati 2.996.

Di questi, cinque nelle Rsa e 129 tra gli operatori sanitari. Nel territorio dell’Ats della Montagna, competente anche per l’Asst Valcamonica, i nuovi casi giovedì sono stati 453, di cui 8 in Rsa e 24 tra gli operatori sanitari. I ricoverati Covid positivi all’ospedale di Esine sono cinque.

Vaccini e Long Covid

Parallelamente alla rinnovata emergenza pandemica, continuano gli studi scientifici sui vaccini e sulle conseguenze dell’infezione nelle persone che hanno avuto la malattia. Uno di questi è appena stato pubblicato sulla rivista scientifca Jama. È emerso che con 3 dosi di vaccino a mRNA si è più protetti dal Long Covid, indipendentemente dalla variante da cui veniamo colpiti. La seconda e soprattutto la terza dose riducono infatti al 16% la prevalenza del lungo perdurare di sintomi, rispetto al 42% che si verifica in media nella popolazione non vaccinata.

A dirlo i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (Jama), che ha coinvolto 2.560 operatori sanitari di 8 ospedali Humanitas in Lombardia e Piemonte, prima e dopo l’arrivo dei vaccini anti-Covid. Il Long Covid è definito come il perdurare di almeno un sintomo per oltre 4 settimane l’infezione da SarsCov2. Obiettivo dello studio era identificare la protezione del vaccino verso questa condizione in soggetti positivi al virus.

In questo senso, la popolazione ospedaliera è risultata ideale perché plurivaccinata, sottoposta a test di ricerca per SarsCov2 ogni due settimane e a test sierologici, il che ha reso possibile anche l’identificazione di asintomatici.

Da marzo 2020 ad aprile 2022, la ricerca ha quindi fotografato lo stato del loro sistema immunitario durante il susseguirsi di diverse varianti, inclusa Omicron, e gli effetti della campagna vaccinale. «La prevalenza del Long Covid passava dal 41,8% quando i vaccini non erano ancora disponibili, al 16% di chi è stato vaccinato con 3 dosi, indipendentemente dalla variante», spiega l'autrice principale Maria Rescigno, capo Laboratorio di immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia