Covid, i maschi over 80 e non vaccinati rischiano 56 volte in più

L’Istituto superiore di Sanità: l’efficacia del richiamo è pari al 97% contro i casi gravi di Covid
Il rischio di sviluppare una forma grave di Covid è maggiore in chi non si è mai vaccinato
Il rischio di sviluppare una forma grave di Covid è maggiore in chi non si è mai vaccinato
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Dopo la morte di Alessandro Mores, 48enne convintamente contrario alla vaccinazione, deceduto di Covid dopo aver rifiutato di essere intubato, il medico che ha tentato di salvarlo ha scritto una lettera ai No Vax: «Non siamo vostri nemici, il Servizio sanitario è con voi, non seguite false illusioni». Non sentirsi mai soli, anche in anni feroci di solitudini estreme, è una ricchezza che supera ogni altra.

Non sentirsi soli significa, anche, non aggrapparsi alle informazioni incomplete sui dati dei ricoveri diffuse da persone non autorizzate per cercare di dimostrare che «anche chi è vaccinato si ammala». Limitando la statistica agli ingressi di una mattinata in cui, paradossalmente, i ricoverati positivi potrebbero anche essere tutti vaccinati.

Tra i molti esempi per cercare di spiegare che la matematica, almeno quella, non dovrebbe essere un’opinione, ne riportiamo uno che ben rende il quadro della situazione.

In una casa in cui abitano tre persone, una viene ricoverata in ospedale con Covid. Anche in un’altra casa, in cui abitano 150 persone, una viene ricoverata con Covid. Risultato? A ciascuna abitazione si può attribuire il 50% dei due ricoveri per la malattia causata dal SarsCov2, ma è ovvio che il tasso di infezione è completamente differente. Vaccino sì, vaccino no. Accade anche per i vaccinati e i non vaccinati: diverso è il peso percentuale di un vaccinato che si ammala su un totale di circa un milione e 100mila persone che nel Bresciano si sono vaccinate da quello di un non vaccinato rispetto al totale di 130mila persone non vaccinate.

Si tratta dell’ormai noto «effetto paradosso»: in termini assoluti il numero dei contagi è maggiore tra i vaccinati dovuto al fatto che la stragrande maggioranza della popolazione è vaccinata. Non è quindi possibile confrontare i numeri in valore assoluto degli eventi (infezioni, ospedalizzazioni e decessi) nei diversi stati vaccinali all’interno della stessa fascia di età in quanto fanno riferimento a popolazioni diverse Alla luce di queste considerazioni, con il cuore gonfio di dolore per tutti coloro che muoiono - per Covid o con Covid -, ma sgombro di sospetti complottistici, ci accingiamo a leggere l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di Sanità.

I rischi reali

Dai dati sugli ultimi due mesi del Report emerge che il rischio di decesso tra gli over 80, maschi, che hanno completato il ciclo vaccinale primario (prima e seconda dose) è 56 volte maggiore rispetto a chi ha avuto anche la dose di richiamo.

Non solo: per gli over 80 il rischio di morire dopo essersi ammalati di Covid è 9 volte superiore a chi è stato immunizzato con due dosi entro 150 giorni. Ancora: «L’efficacia del vaccino, ovvero la riduzione del rischio, di prevenire la malattia è pari all’82,7% entro i 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale e scende a 71,7% tra i 91 e i 120 giorni e al 57,5% oltre i 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale» si legge nel Report.

Le percentuali

«Rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l’efficacia del vaccino nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni e tra i 91 e i 120 giorni è pari rispettivamente al 95,7% e al 92,6%, mentre cala all’88% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da 120 giorni». Affermazioni che sono frutto dell’analisi dell’andamento della pandemia sul territorio nazionale e che si basa sui dati segnalati dalle Regioni al sistema di sorveglianza dell’Istituto, tenuto conto che dall’inizio della campagna vaccinale, il 27 dicembre 2020, al 28 dicembre 2021 sono state somministrate complessivamente 109milioni646mila 086 dosi. Di queste, oltre due milioni solo nel Bresciano.

Dall’analisi è emerso, come scrive l’Istituto superiore di Sanità, che «l’efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa sale rispettivamente all’86,6% e al 97% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva, ovvero con la terza dose di richiamo del vaccino». In sostanza, «maggiore è la riduzione percentuale della malattia nel gruppo vaccinato, maggiore è l’efficacia del vaccino. Una stima dell’efficacia del vaccino pari al 90% indica una riduzione del 90% dell’insorgenza di malattia nel gruppo vaccinato, ovvero una riduzione del 90% del numero di casi attesi se non fossero stati vaccinati».

Le reinfezioni

Ed è anche stata osservata (dati analizzati dal 24 agosto al 28 dicembre 2021) «una percentuale di reinfezioni pari all’1,4% (15.195 casi) sul totale dei casi notificati. I dati riportati si riferiscono principalmente alla circolazione della variante Delta. Nelle prossime settimane sarà valutato l’impatto della variante Omicron». In caso di reinfezione «il quadro clinico all’esordio non differisce fra le prime diagnosi e le reinfezioni, ma la probabilità di contrarre una reinfezione risulta più elevata nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con almeno una dose e negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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