Covid e sindrome di Kawasaki: aumentano i casi tra i bambini

Dieci episodi in un mese al Civile di Brescia. «Stiamo studiando l’associazione tra le due malattie»
Crescono i casi di sindrome di Kawasaki al Civile - © www.giornaledibrescia.it
Crescono i casi di sindrome di Kawasaki al Civile - © www.giornaledibrescia.it
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Lo dicono i dati. Che a Brescia non sono da allarme, ma preoccupano. «Solitamente il numero di casi di Kawasaki è ridotto. Parliamo di cinque casi in un anno. Solo a marzo ne abbiamo avuti dieci» racconta il professor Alessandro Plebani, direttore del Reparto di Pediatria degli Spedali civili.

«Si è sempre pensato che l’infezione da Covid nei bambini avesse un andamento piuttosto lieve rispetto agli adulti. Nell’ultimo mese abbiamo invece visto che ci sono dei bambini che si presentano con una situazione un po’ diversa. Hanno i sintomi della malattia di Kawasaki» spiega il medico bresciano che sta lavorando all’indagine con i colleghi dell’ospedale di Bergamo, dove i casi sono stati addirittura 20 in un mese contro i 2-3 che solitamente si registrano nell’arco di un anno. Tanto che si pensa che nella città orobica possa essersi sviluppato un cluster della malattia di Kawasaki.

Che sindrome è. «Si tratta di una sindrome scoperta da un giapponese nel 1967. È una vasculite, un’infiammazione dei vasi del cuore e si presenta con febbre elevata che dura per diversi giorni, può avere manifestazioni cutanee e un interessamento delle mucose labiali e in questi casi anche un interessamento delle coronarie. Aspetto, quest’ultimo, più preoccupante: per questo serve una diagnosi precoce» spiega il professor Plebani. 

«Abbiamo visto in questi ultimi tempi un numero elevato di questi episodi. A volte associati al Covid perché il tampone positivo, altri no perché il tampone era negativo, ma i piccoli pazienti, in questo secondo caso, avevano una storia di familiarità con il Covid, perché avevano avuto contatti con positivi» è la ricostruzione di chi lavora nel reparto di pediatria del Civile.

I casi sono in fase di studio. «Parliamo di bambini sotto i dieci anni, alcuni di 12. È una situazione sulla quale stiamo lavorando e che teniamo in considerazione, pur non facendo allarmismo. Non possiamo dire con certezza che il Coronavirus sia responsabile di queste manifestazioni di sindrome Kawasaki, ma pare certo che ci sia un’associazione tra le due malattie». 

Il Coronavirus in queste settimane di grande emergenza è entrato anche nelle stanze del reparto di Pediatria, ma fortunatamente è stato molto meno aggressivo rispetto al mondo degli adulti. «Sono trenta i bambini che hanno contratto il Covid. Siamo riusciti a controllare le infezioni e in caso di interessamento polmonare siamo intervenuti con la somministrazione di ossigeno ad alti flussi senza la necessità del ricovero in Rianimazione.

In Terapia intensiva abbiamo avuto un solo piccolo paziente» dicono i dati del professor Plebani. Chiarendo anche la possibilità di contagio tra i bambini. «Se risulta positivo al Covid deve essere trattato come un adulto infetto. Si applicano le precauzioni tradizionali e non cambia nulla».

Con i sintomi della Kawasaki però il quadro cambia. «È una malattia che se associata al Covid, si cura secondo il protocollo per il Coronavirus. Il trattamento più importante è invece con immunoglobuline per via endovenosa e aspirina. Nei soggetti che hanno una manifestazione infiammatoria da Kawasaki - aggiunge il professor Plebani - è importante questo trattamento perché controlla la reattività del sistema immune. Le immunoglubuline spengono il processo infiammatorio e impediscono che ci sia un interessamento cardiaco».

 

 

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