Con il caro bollette nelle Rsa c'è il rischio di forti aumenti delle rette

Il caro bollette sta mettendo in ginocchio anche le cento Rsa bresciane, le residente sanitarie che nella nostra provincia ospitano circa diecimila anziani. Le più piccole, come sta già accadendo in Veneto e in Piemonte, sono addirittura a rischio chiusura.
La drammaticità della situazione è spiegata in un documento di Arlea, associazione di livello regionale, che rappresenta e tutela gli erogatori socio sanitari, cui aderisce anche l’Unione provinciale istituti per anziani della nostra provincia. «Il recupero delle perdite accumulate dall’inizio dell’anno comporterebbe un incremento della quota giornaliera variabile dai 10 ai 20 euro al giorno che le famiglie non possono supportare o sopportate» si legge. Tradotto, significa che ogni famiglia, per l’assistenza al proprio caro nella Rsa, dovrebbe sborsare una ulteriore cifra che va dai 300 ai 600 euro al mese e che si sommerebbe alla retta media che va dai 1500 agli oltre duemila euro al mese per un posto letto accreditato per il quale le strutture ricevono un contributo per la quota sanitaria dalla Regione Lombardia.
L'appello
Ogni sforzo. Lo stanno facendo le strutture con centinaia di posti letto. Ma anche quelle più piccole di cui è ricca la nostra provincia. Sono circa diecimila le persone che vivono nelle centro residenze per anziani residenti nel Bresciano. Realtà che, in gran parte, sono frutto di eredità tramandate da generazioni e che ora faticano a chiudere i conti in pareggi. Faticano da anni, con un accumulo di passività che ne mette a serio rischio la loro sopravvivenza. Eventuali chiusure avrebbero conseguenze catastrofiche sia per gli ospiti sia per decine di migliaia di famiglie. Non meno lo avrebbero gli aumenti delle rette.
La lunga crisi
Prima la pandemia, ora la crisi energetica. Alla Fondazione Casa di Dio che gestisce quattro strutture per un totale di 460 posti letto, di cui 435 accreditati e 25 in regime privatistico, ogni volta che viene recapitata una bolletta chi la amministra fa un balzo sulla sedia. «Rispetto all’energia sul periodo gennaio-luglio nel 2022 abbiamo avuto un aumento di circa il 148% dei costi rispetto agli stessi mesi del 2021 - spiega Stefania Mosconi, direttrice generale -. In sostanza, nel 2021 avevamo speso circa 242mila euro, mentre nei primi sei mesi di quest’anno la spesa è stata pari a 600mila euro. Da segnalare che la Fondazione ha sottoscritto un contratto vantaggioso nello scorso dicembre avvalendosi di una convenzione con Edison energia. Grazie al decreto aiuti dello scorso maggio sul secondo trimestre 2022 riusciremo a recuperare circa 24mila euro come credito d’imposta».
Un quadro simile anche per il teleriscaldamento: tra gennaio e giugno scorsi, rispetto al 2021, l’aumento è stato del 112%. In «soldoni», la spesa era stata di 166mila euro a fronte di 350 mila euro. «In questo caso - aggiunge Mosconi - il recupero del secondo trimestre come credito d’imposta sarà di circa 600 euro».
Le piccole realtà
A fronte di una situazione «difficile» per Fondazione «Casa di Dio», ce ne sono altre difficilissime. L’analisi che ha tenuto conto di quanto accade in tutte le Residenze per anziani della nostra provincia ha evidenziato che l’incremento dei costi dell’energia elettrica in agosto 2022 è stato pari al 469%, con conseguente maggiore spesa di 1.954 euro per ogni posto letto (il riferimento è il prezzo unico nazionale). Questo significa che in una struttura con cento posti deve far fronte ad un maggior esborso pari a oltre 195mila euro che si traduce anche in una maggiore esposizione finanziaria.
In termini di teleriscaldamento il consumo è pari a 920 standard metri cubi a posto letto. Raffrontando i prezzi del terzo trimestre 2022 sullo stesso periodo 2021 (fonte Arera) l’incremento è pari al 461%. Tradotto: ogni cento letti si spendono 71mila euro in più, con la prospettiva che da ottobre 2022 tale cifra sarà destinata a raddoppiare. Nel tempo gli enti no profit hanno saputo accompagnare il servizio sociosanitario territoriale affiancandolo a politiche di contenimento dei costi grazie anche a campagne di sensibilizzazione che hanno saputo smuovere diverse forme di solidarietà. Oggi questo non è più possibile.
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