Come sta andando l'obbligo di mascherina Ffp2 su bus e metro
Sarà che è entrata in vigore nei giorni delle festività, quando tutti erano più impegnati a tagliare panettoni che a prestar le orecchie ai telegiornali. Sarà che l’affastellarsi delle regole sta iniziando a confondere un po’ tutti. Sarà che i furbetti - per una ragione o per l’altra - non mancano mai. Sia quel che sia, la fotografia che rimandano gli utenti dei mezzi pubblici cittadini non è davvero delle più rosee.
Il nuovo obbligo, introdotto dal Governo col decreto Festività varato lo scorso 23 dicembre, è chiaro: sui mezzi pubblici si viaggia esclusivamente dotati di mascherina Ffp2, quella che garantisce una maggior protezione dai contagi. Fatto è, però, che almeno per ora moltissimi bresciani paiono infischiarsene della regola e continuano a viaggiare sugli autobus o in metropolitana con la vecchia mascherina chirurgica, peraltro non sempre indossata in maniera corretta.
Sui convogli
Ne abbiamo avuto la riprova proprio nei giorni scorsi, quando abbiamo intrapreso un piccolo viaggio a bordo dei convogli della metro cittadina, da nord a sud e ritorno, per verificare direttamente la situazione. Già sulla scala mobile della fermata Stazione la situazione è piuttosto eclatante: su sette persone sono solo due ad indossare il dispositivo corretto. E ciò nonostante gli annunci vengano ripetuti a rotazione sulla banchina.
È metà mattina e non ci sono affollamenti: il numero di persone è limitato. Fortunatamente, è proprio il caso di dire, visto che sulla piattaforma, in attesa del convoglio diretto a Sant’Eufemia, ci sono pendolari con la mascherina sotto il mento.
A occhio
È difficile, ovviamente, fare un conteggio puntuale a bordo: ma a parte la famigliola di quattro persone con Ffp2 bianche d’ordinanza, il resto dei passeggeri indossa mascherine chirurgiche di ogni colore. E addirittura c’è chi mangia un tramezzino a bordo senza farsi troppi riguardi. Alla stazione di Brescia Due sale uno studente con la chirurgica azzurra e idem la signora anziana con la spesa che monta a Lamarmora. C’è anche la «variante» Ffp2 portata sotto al naso.
In ogni caso non ci siamo proprio: anche la famigliola con tre bimbi è dotata solo della vecchia mascherina e all’orizzonte non si scorge il minimo controllo. Che, lo ricordano anche da Brescia Mobilità, non è in capo agli agenti di linea, cui tocca solo il compito di verificare i tagliandi di viaggio. Gli accertatori, infatti, non hanno potere coercitivo e non possono inibire l’uso del mezzo agli utenti. Solo le forze dell’ordine hanno facoltà di farlo e di comminare multe che possono arrivare fino a 400 euro.
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A dir la verità qualche confusione potrebbero generarla i cartelli apposti su molti treni che riportano ancora le vecchie regole: «Sui mezzi pubblici indossare sempre la mascherina chirurgica», ma gli annunci alle stazioni vengono ripetuti anche se i passeggeri sembrano sordi all’ammonimento. Da Buffalora al Prealpino, è impossibile fare un calcolo preciso ma non sbaglieremmo nel dichiarare che almeno la metà dei passeggeri non rispetta le regole.
E a bordo dei bus la situazione non è molto diversa. Alla prima fermata che incontriamo, nei pressi della galleria Tito Speri, siamo in cinque in attesa ma solo in due indossiamo la mascherina corretta. E durante il viaggio la proporzione rimane la stessa. Non ci sono peraltro categorie target: la ragazza indiana sul fondo del bus indossa la Ffp2, mentre il bresciano in doppiopetto no. Stranieri, italiani, giovani e anziani: per tutti un richiamo a far meglio.
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