Col Covid meno rifiuti prodotti: Comuni bresciani più ricicloni

La differenziata sale al 77%, Brescia è la 17esima provincia. Ma è ancora troppa la spazzatura pro-capite
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BRESCIA PIU' RICICLONA
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Il Covid taglia la produzione di rifiuti urbani. Nel 2020 si è infatti prodotta meno spazzatura nelle case dei bresciani così come nelle famiglie di tutta la penisola. È cresciuta la quota di raccolta differenziata, ormai oltre il 77%, facendo della nostra provincia la 17esima a livello nazionale per riciclo.

Resta che nel Bresciano la quantità di rifiuti pro-capite è ancora molto alta: ciascuno di noi produce 523 chilogrammi l’anno di spazzatura, 45-50 chili in più rispetto alla media nazionale. I numeri sono scritti nero su bianco nell’edizione 2021 del «Rapporto rifiuti urbani» dell’Ispra, lo studio dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale pubblicato nei giorni scorsi che raccoglie i dati aggiornati al 2020 della produzione e gestione dei rifiuti domestici.

Il report

«I dati sui relativi al 2020 sono fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha segnato il contesto socioeconomico nazionale - spiega l’Ispra -. Le misure di restrizione adottate e le chiusure di diversi esercizi commerciali hanno influito sui consumi nazionali, determinando un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate». La spazzatura prodotta dalle famiglie italiane è scesa sotto i 30 milioni di tonnellate, in calo del 3,6% rispetto al 2019. Una riduzione registrata in tutte le aree geografiche anche se nel Bresciano il calo si ferma al 2%.

Ogni cittadino italiano produce 488 chilogrammi di rifiuti all’anno. La produzione pro capite più elevata è in Emilia Romagna (640 chili per abitante), in particolare nella provincia di Reggio Emilia (775 kg). I valori più bassi sono al sud, con il minimo a Potenza: 325 chili ad abitante.

Brescia continua nel suo andamento altalenante: nel 2020 ogni bresciano ha prodotto 523 chili di spazzatura, meno del 2019 (531) e lontano dal picco del 2008 (610), ma più del 2017 (506). Segno che nella «prevenzione» per ridurre alla fonte gli scarti c’è ancora molto da fare. Lo scorso anno la raccolta differenziata è salita al 63% a livello nazionale, in crescita dell’1,8% sul 2019. Questo, sottolinea l’Ispra, nonostante l’emergenza sanitaria avesse richiesto il conferimento di molti rifiuti nell’indifferenziato.

La mappa

Resta la grande differenza tra nord e sud del Paese. Nel 2020 solo 9 regioni hanno superato l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. Al top c’è il Veneto, con il 76,1%, poi Sardegna (74,5%) e Lombardia (73,28%). Fanalino di coda la Sicilia con il 42,3%. Brescia sale al 17esimo posto tra le province per quota di differenziata: al primo posto resta Treviso con l’88,3%, poi Mantova (87,1%) e Belluno (84,6%). Brescia sale al 77,28%, in crescita di mezzo punto percentuale rispetto al 2019.

La mappa dei dati provinciali mostra 114 Comuni con numeri in crescita. A Corzano il balzo maggiore (+19,8%) con la differenziata passata dal 63,3% all’83,1%. Numeri in forte crescita anche a Brandico (+17,6%), Lozio (+16,2%), Cigole (+11,4%) ed Esine (+11,2%). Arretrano invece Nuvolera dove la la quota di differenziata passa in un anno dall’86% al 77,5%. Si è riciclato meno anche a Monno (-7,3%) e Agnosine (-5,6%). I Comuni più ricicloni si confermano Acquadredda, dove la differenziata è arrivata al 93,29%, Longhena (89,6%) e Urago (89%). Bene anche il capoluogo (72,44%), dove i rifiuti procapite sono calati di 14,5 chili. I dati peggiori sulla differenziata sono invece a Corteno Golgi e Collio, fermi al 33%.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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