«Civile, ospedale a pieno regime anche per i malati senza Covid»

Il dg Massimo Lombardo: «L’attività specialistica è in crescita rispetto allo stesso periodo del 2019»
Il decollo dell'elisoccorso dal Civile  - © www.giornaledibrescia.it
Il decollo dell'elisoccorso dal Civile - © www.giornaledibrescia.it
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Quattordici trapianti di rene e 350 interventi traumatologici nell’ultimo mese. Quaranta oncologici in soli venti giorni ed un’attività cardiochirurgica ed emodinamica che in ottobre ha curato più malati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst Spedali Civili, non ci sta che passi l’immagine che uno degli ospedali pubblici più grandi della Lombardia sia dedicat quasi esclusivamente alla cura dei malati di Covid-19. «Stiamo lavorando moltissimo sul no Covid e in estrema sicurezza per i pazienti» afferma.

Non vuole che vada di nuovo perduto il patrimonio accumulato nell’arco dell’estate, dopo l’attenuarsi della prima ondata della pandemia, frutto di un grande sforzo di tutto il personale sanitario per recuperare le centinaia di migliaia di prestazioni sospese tra marzo e aprile.

«Stiamo modulando i letti in modo molto flessibile proprio per essere pronti a nuovi ricoveri Covid ma, al contempo, per continuare a curare tutti gli altri pazienti», ribadisce. Tant’è che qualche riflessione la direzione dell’Asst la sta facendo proprio su quel centinaio di posti convertiti a Covid che, per fortuna, si fatica a riempire. Dei 450 letti temporaneamente Covid (comprese terapie intensive e subintensive) nei quattro presidi dell’Asst (Civile, Ospedale dei Bambini, Montichiari e Gardone Val Trompia), quelli utilizzati sono circa 350, occupati per il 32% da pazienti provenienti da fuori provincia.

«Letti reversibili» li definisce il direttore generale che fa i conti con quel totale di 1200 letti attivi che consentono di «dedicare percorsi sicuri per l’assistenza di tutte le altre patologie». Per il Covid non si tratta di numeri assoluti, come è facile intuire, ma costantemente fluttuanti in base alla domanda di cura avanzata a livello territoriale e regionale. Ci sono elementi, tuttavia, per essere moderatamente ottimisti: ieri in tutta la Regione, a fronte di 680 nuovi ricoveri ci sono state anche 664 dimissioni, con uno scarto di sedici malati in più negli ospedali. 

«Numeri fluttuanti, è vero, ma se analizziamo la situazione bresciana non possiamo non notare che i positivi, che non sono pochi, si sono però mantenuti costanti durante tutto il periodo della seconda ondata - continua il dg -. Se in questi due giorni viene confermato il rallentamento su numeri che non sono mai cresciuti molto, potremmo continuare a guardare avanti con rinnovata fiducia». Ed aggiunge: «Resto sempre molto colpito da tamponi che continuiamo a fare: nell’ultima settimana nel Centro Covid di via Morelli sono stati ottomila, con 2700 positivi soprattutto asintomatici, quindi non da ricovero».

Di giorno in giorno. Una settimana. Solo una settimana è passata da quando Regione Lombardia aveva chiesto di convertire in meno di 48 ore - con un preavviso di massima di qualche giorno prima - oltre seicento posti letto in tutta la rete ospedaliera bresciana. Il Civile, con accorpamenti e chiusure che hanno comportato un non facile lavoro organizzativo anche per tutto il personale dell’azienda, ha messo a disposizione circa 450 posti ed è notizia di queste ore l’assunzione certa di trenta nuovi infermieri. Ed ora già si ragiona con lo sguardo rivolto ai prossimi giorni, o a fine anno, quando sarà terminata la ristrutturazione dell’intero Padiglione di Scala 4, ormai noto anche a chi non si è mai occupato di ospedale.

La terza ondata. «Se in questi giorni si conferma il rallentamento dei casi, possiamo già ipotizzare che i 170 posti letto di Scala 4 e quelli dedicati nelle Malattie Infettive, oltre ovviamente ad un numero riservato in terapia intensiva, possano essere sufficienti per i malati Covid - conclude Massimo Lombardo -. Questo ci permetterà di continuare a curare tutti e evitare che, a causa del Covid, si accumuli non tanto il numero delle malattie, ma quello dei malati dimenticati. Per molte specialità, lo abbiamo sottolineato, già ora questo non avviene. Deve essere così per tutta la complessa attività clinica ed i pazienti devono sapere che essa viene svolta in sicurezza per loro e per gli operatori. Insomma, ci stiamo preparando alla terza ondata Covid con il massimo dell’elasticità e flessibilità in relazione alle condizioni cliniche dei pazienti, confortati dal fatto che già tra la prima e la seconda la gravità è di molto diminuita».

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